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CRONACA

Carceri: Di Giacomo (Sind.Pol.Penitenziaria) "i segnali-messaggi da cogliere dietro le mini rivolte e le 20 aggressioni al giorno agli agenti ed ora anche ai comandanti"

18 Giugno 2022 17:27 —

Le mini-rivolte, come quella di Ariano Irpino, che si succedono da settimane in diverse carceri tutte con lo stesso “copione” – atti di violenza, sequestro-lampo di agenti, fine dopo poche ore – sono un messaggio inviato allo Stato dalla criminalità organizzata che si serve della “manovalanza” disperata e di detenuti con problemi psichici. Un messaggio pericoloso perché specie in questa calda estate si potrebbe alzare il tiro e da “mini” potrebbero diventare rivolte più gravi come quelle conosciute nella primavera del 2020”. Ad affermarlo è il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – S.PP. – Aldo Di Giacomo per il quale “c’è ancora un secondo segnale da cogliere che riguarda le aggressioni ai comandanti di reparto, diventate più frequenti nel giro di poco tempo rispetto agli anni passati e che hanno anch’esse un significato particolare all’interno di una situazione non ulteriormente tollerabile per il numero altissimo – in media 10 agenti aggrediti al giorno – che pure dovrebbe provocare una qualche risposta dell’Amministrazione Penitenziaria”.

Per Di Giacomo “il clima di caccia all’agente e di violenza è alimentato da una parte dal diffuso senso di impunità da parte di chi è convinto di non avere nulla da perdere e anzi di avere l’opportunità di conquistarsi i favori dei capo clan e dall’altro dalle campagne buoniste che arrivano persino ad alimentare l’illusione di abolizione del carcere. In questo scenario si punta apertamente allo smantellamento del sistema penitenziario. E’ naturale chiedersi se siamo solo di fronte ad una diffusa incapacità di far fronte alla criminalità che opera dal carcere o se c’è dell’altro. Purtroppo politica, Ministero, Parlamento continuano a chiudere gli occhi sulla realtà del nostro sistema penitenziario: dalle carceri del Nord e del Sud del Paese boss ed esponenti di spicco della criminalità organizzata comandano al punto che i casi di ordini e minacce estorsive, persino via telefono, si susseguono da tempo e interessano numerosi istituti penitenziari specie quelli con detenuti a regime 41 bis. Evidentemente, c’è il sentore dell’ulteriore debolezza dello Stato e che si può approfittare da una parte del clima buonista nei confronti dei detenuti e dall’altra della campagna contro gli agenti “violenti e picchiatori”. Non si sottovaluti – afferma il segretario del Sindacato Penitenziari – che le mafie approfittando di questa fase di crisi internazionale stanno incrementando la propria attività fuori e dentro le carceri. Noi – conclude Di Giacomo – siamo stanchi di continuare a “gridare a lupo” e a mettere in guardia: è il momento di reagire”.

18 Giugno 2022 17:27 - Ultimo aggiornamento: 18 Giugno 2022 17:27
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