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SPORT

Casa Napoli: "Tutto quello che ha caratterizzato il 2019 degli azzurri" di Giovanni Spinazzola

30 Dicembre 2019 20:52 —

Il 2019 è, ormai, al suo epilogo, tra poco più di 24 ore daremo il benvenuto al 2020. Abbiamo, quindi, deciso di tirare le somme del 2019 per il Napoli assegnando ad ogni lettera dell’alfabeto un protagonista oppure un avvenimento che hanno caratterizzato l’anno solare partenopeo.

Ammutinamento: il punto più basso dell’era Napoli. I calciatori si rifiutano di andare in ritiro dopo il pari con il Salisburgo e tornano nelle loro case. Accade di tutto, con i calciatori che si rivoltano nei confronti del vicepresidente Edoardo De Laurentiis. Le multe – salatissime – sono la conseguenza del gesto. Il contenzioso è ancora in corso. Da lì in poi si sfalda definitivamente il Napoli.

Barcellona: città della Spagna, della Catalogna ma anche una delle squadre più forti d’Europa, con Leo Messi, l’erede di Diego Maradona. Sarà l’avversario degli azzurri negli ottavi di Champions League, per una sfida sicuramente affascinante ma anche decisamente proibitiva.

Champions League: un girone quasi perfetto; secondo posto con 12 punti in sei gare, tre vittorie e tre pareggi, gruppo chiuso da imbattuta nonostante la presenza del Liverpool Campione d’Europa in carica. E proprio contro i Reds le migliori gare degli azzurri; al San Paolo battuto 2-0 (reti di Mertens e Llorente) ed 1-1 ad Anfield (Mertens). Unica squadra a non aver perso contro i fenomeni inglesi.

De Laurentiis: padre e figlio, presidente e vice presidente. Una gestione approssimativa, soprattutto nell’ultimo anno, con azioni decisamente inopportune e fuori dalle righe come consuetudine dei personaggi.

Europa League: nella prima parte del 2019, superati i 16esimi (contro lo Zurigo, 3-1 e 2-0) e gli ottavi (Salisburgo 3-0 e 1-3) fino ad arrivare ai quarti, con la squadra battuta dall’Arsenal per la prima, vera delusione di Ancelotti nei confronti dei suoi calciatori.

Fan Club Sant’Arpino: un circolo di tifosi del Napoli, tutti di pari grado nella più assoluta democrazia. La curiosità? Non è intitolato a nessun calciatore né tecnico o dirigente del passato o presente; “per noi esiste soltanto la maglia, punto e basta. I calciatori vanno e vengono” le parole di Elpidio D’Elia, portavoce del Club.

Gattuso: il tecnico ingaggiato da De Laurentiis per porre fine alla crisi della seconda parte dell’anno. Due panchine, una sconfitta ed un successo, contro il Sassuolo nell’ultima gara, arrivato al 94’. Al suo arrivo cambiato il modulo, metodo di allenamento – decisamente più duri ed intensi – e, soprattutto, abbandonati i metodi gentili a favore di urla ai calciatori sentite in tutto il centro sportivo.

Hamsik: il capitano. Record di gol con la maglia azzurra (ma occhio a Mertens) ma anche la scelta di lasciare la squadra a febbraio per volare in Cina, al Dalian Yifang.

Insigne Lorenzo: ereditata la fascia da capitano da Hamsik, non è riuscito a dimostrarsi all’altezza del compito. Poche luci e molte ombre, critiche e fischi dai tifosi. Guida l’ammutinamento insieme ad Allan.

James Rodriguez: il sogno di un’estate intera; l’unico colpo chiesto da Ancelotti a giugno per il 4-2-3-1 del tecnico che avrebbe dovuto portare la squadra in un’altra dimensione. De Laurentiis non glielo comprerà mai per i primi scricchiolii tra presidente ed allenatore.

Koulibaly: il miglior difensore della Serie A della stagione 2018/2019, uno dei migliori del mondo, inserito nei 30 candidati per il Pallone d’Oro. Seconda parte di stagione, però, quasi da brocco. Autorete contro la Juve, errori in serie e da punto di forza diventato punto debole della squadra. Ha chiuso il 2019 con l’infortunio.

Linea verde: i giovani, la “scugnizzeria”, un progetto mai partito in casa Napoli. La Primavera è ultima nel suo campionato e – Gaetano a parte – nemmeno ci ricordiamo l’ultimo talento svezzato nel settore giovanile azzurro.   

Mercato: quello estivo che ha portato Di Lorenzo, Manolas, Elmas, Lozano e Llorente. Cinque colpi a rinforzare, almeno sulla carta, ogni zona del campo. Sono partiti, invece, Albiol, Chiriches, Rog, Diawara, Ounas, Inglese, Carlos Vinicius e Verdi. Trattato a lungo Pépé senza mai essere acquistato, al pari di James Rodriguez. Insigne ed Hysaj, invece, non sono partiti nonostante fossero sul mercato. Con il senno di poi, un mercato che andava completato. Non una mossa geniale anche arrivare con Callejon e Mertens in scadenza.  

Novembre: il mese dell’ammutinamento, il mese in cui non è arrivata nemmeno una vittoria. Il post Salisburgo una polveriera per un tutti contro tutti che ha solo danneggiato il lavoro di Ancelotti e la stagione azzurra.

Ottavo posto: l’attuale posizione in classifica, ad 11 lunghezze dalla quarta posizione, obiettivo minimo ad inizio stagione, considerato scontato. Ed invece i partenopei devono, ora, risalire la china e pure velocemente.

Preparazione: quella estiva, messa sotto accusa perché ritenuta troppo blanda. La squadra non corre, si diceva, ma i problemi erano e sono ben altri. Cambiata dall’arrivo di Gattuso.

Quattro quattro due: il modulo scelto da Ancelotti già nella scorsa stagione per dare equilibrio e solidità alla squadra azzurra. Non era certo il miglior schema possibile, ma il tecnico ha portato il Napoli al secondo posto nella scorsa stagione. Piccole variazioni sul tema contro il Liverpool, senza mai rinunciare veramente a quel 4-4-2 tanto inviso ad Insigne, perché chiamato a giocare esterno di centrocampo.

Re Carlo: Ancelotti. Il tecnico più vincente mai avuto nella storia azzurra. Il palmarès dell’allenatore di Reggiolo è più del doppio di quello dell’intera società partenopea. Ha accettato una sfida Ancelotti, voleva portare il Napoli al trionfo. Non c’è riuscito perché non è stato seguito nella sua missione. Non può che esserci il rammarico per quel che poteva essere e non è stato. 

San Paolo: uno stadio nuovo, moderno e di ultima generazione servirebbe come il pane ma De Laurentiis da quell’orecchio non ci sente. In compenso, in questa seconda metà di 2019, il Napoli ha potuto usufruire di uno stadio “rifatto”, grazie ai fondi per le Universiadi. Sediolini nuovi, così come gli spogliatoi ed i bagni e, addirittura, due maxi schermi, utopia fino a qualche mese fa. Servirebbe qualche altra ristrutturazione ma, per il momento, può andare così. 

Tifosi: sempre meno, anche per i risultati della squadra deludenti. Lo stadio sempre più vuoto, i pochi a riempire il San Paolo parchi di complimenti e critici nei confronti dei calciatori, fischiati a più riprese. Bisogna riportarli ad amare questa squadra. 

Unità d’intenti: nei primi sei mesi ha portato gli azzurri al secondo posto in campionato e fino ai quarti di Europa League; è, invece, mancata nella seconda parte della stagione. Servirà con Gattuso per riportare il Napoli in alto, al quarto posto.

Var: ma funzione per il Napoli oppure no? Domanda lecita, perché non può non lasciare perplessi l’utilizzo della tecnologia in questa seconda parte di stagione. Almeno 11 punti in meno mancano agli azzurri per colpa del Var non utilizzato come si dovrebbe. Il caso più eclatante il rigore non concesso a Llorente in Napoli-Atalanta (anche Rizzoli, il designatore arbitrale ammise l’errore), quello più recente il penalty non fischiato contro il Sassuolo per un abbraccio ad Hysaj in piena area (!).

Zero: le vittorie in due mesi, record negativo del Napoli dell’era De Laurentiis. E zero pure gli alibi di una squadra chiamata ad un 2020 da protagonista.

30 Dicembre 2019 20:52 - Ultimo aggiornamento: 30 Dicembre 2019 20:52
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