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INTER-NAPOLI: Mazzoleni protagonista assoluto. Meno male che è all'ultima stagione

26 Dicembre 2018 23:59 —

Il Napoli a San Siro ha perso la partita, la possibilità di ridurre il gap dalla Juve portandosi a -6, quella di allungare sull’Inter terza e pure la testa. Insomma, una specie di disfatta quella dei partenopei a Milano, in una trasferta amarissima chiusa addirittura in nove uomini, con le espulsioni pesanti di Koulibaly ed Insigne.

È finita con Callejon e Mario Rui a circondare l’arbitro, a chiedere spiegazioni, ricacciati da Ancelotti anch’esso incredulo per il rosso al suo attaccante. De Laurentiis l’aveva detto; il Napoli con Mazzoleni non è fortunato (eufemismo) e la storia si è ripetuta, checché ne dicano personaggi che nemmeno conoscono l’espressione torto arbitrale (vero, Allegri?). In una gara diretta in maniera quasi sufficiente, gli azzurri hanno dato la possibilità al fischietto di ergersi a protagonista assoluto, a fenomeno, e l’arbitro di Bergamo ha colto al volo questa opportunità. Rosso a Koulibaly per un applauso (rivolto al pubblico e non all’arbitro ma Mazzoleni è troppo permaloso per capirlo, ndr) dopo un giallo dubbio nel momento migliore del Napoli ed espulsione anche per l’attaccante a gara praticamente finita dopo per un fallo di reazione dopo abbondante provocazione. Dimentichiamo qualcosa? Ah, certo. I cori ignobili di discriminazione territoriale e razziale nei confronti – rispettivamente - dei napoletani e di Koulibaly durante tutta la gara; Mazzoleni avrebbe dovuto sospendere il match, ma figuriamoci. Per fortuna, vien da dire, che il fischietto di Bergamo è all’ultima stagione; dall’anno prossimo, non potrà più far danni su un campo da calcio.

Il Napoli, però, ha perso contro l’Inter soprattutto per demeriti suoi; il piano tattico disegnato da Ancelotti – Callejon terzino destro, Fabian Ruiz e Callejon esterni di centrocampo – l’abbiamo visto solo per 24’, perché Hamsik, dopo un contrasto, ha alzato bandiera bianca. Lì è cambiata la storia, con il tecnico di Reggiolo che ha inserito Maksimovic in difesa con Callejon esterno destro, Fabian Ruiz sulla corsia opposta e Zielinski al centro riproponendo, di fatto, la formazione Champions League con l’eccezione di Meret tra i pali per Ospina. L’obiettivo era chiaro; attaccare l’Inter sulle fasce, provando a tenerla bassa. Piano tattico riuscito solo nell’ultima porzione di gara, perché i nerazzurri sono partiti a mille e, finché la condizione fisica ha retto, hanno anche impensierito il Napoli senza, però, rischi apprezzabili. Male soprattutto gli uomini più rappresentativi in casa azzurra; Koulibaly, dopo una gara perfetta – addirittura un salvataggio sulla linea – ha rovinato tutto con quel gesto scellerato, proprio nel momento di maggior pressione dei partenopei. Il Napoli stava attaccando e, magari, avrebbe portato a casa anche il successo al termine di un match giocato con i nervi a fior di pelle ed una tensione ai livelli di allerta, quasi massima. Probabilmente la possibilità di accorciare sulla capolista ha arricchito la gara di motivazioni, per un surplus quasi atomico. Non è finita in rissa ma quasi, con Lorenzo Insigne che si è fatto notare solo per i battibecchi nei concitati minuti finali, quando ha ingaggiato un duello rusticano con Keita permettendo a Mazzoleni di sventolargli il rosso sotto al naso. Gli è partito l’embolo ma solo quello; nei 90’ precedenti, infatti, nessuna giocata degna di tal nome, tantomeno uno spunto apprezzabile o qualcosa di affine. Desta meraviglia, infatti, come non sia stato sostituito lui anziché Milik (il polacco almeno si stava sforzando di creare qualcosa) quando è entrato in campo Mertens, altro fantasma. È da tempo che il folletto di Frattamaggiore non riesce a lasciare il segno e le due (almeno) giornate che avrà di riposo forzato gli serviranno per rimettere in ordine le idee. Grandi responsabilità le ha anche Zielinski; il polacco ha avuto sul piede il pallone del possibile vantaggio, della possibile vittoria e l’ha sprecato clamorosamente sparando su Asamoah piazzato lì a mo’ di ultimo baluardo della porta nerazzurra. Errore grave, gravissimo per il numero 20 chiamato ad una svolta; è troppo discontinuo, deve eseguire lo step successivo per diventare un calciatore top, decisivo e funzionale. Certo, gettare la croce addosso a due calciatori è fuorviante ed ingeneroso (anche Allan non ha giocato la sua miglior gara al pari di Fabian Ruiz, così come Mertens non ha incantato quando entrato in campo) perché la squadra a San Siro è scesa in campo con un approccio sbagliato, con una gara iniziata male e finita peggio. È pur vero, però, che rispetto alla Spal serviva decisamente altro per avere ragione di un’Inter di certo non imbattibile; ed invece abbiamo visto nuovamente una squadra brutta, tradita dai suoi uomini chiave, dai campioni in grado di fare la differenza. Il pranzo di Natale si è rivelato più pesante del previsto, il ko più duro di un roccocò, ma è possibile sempre trarre lezioni da ogni partita. Lo scudetto, infatti, è roba altrui – l’abbiamo capito da settimane – però questa squadra impari dagli errori per rinascere più forte di prima, proprio come l’Araba Fenice. Il 2018 si chiuderà al San Paolo contro il Bologna; i tre punti sono imprescindibili in quella occasione per un Capodanno migliore ed un 2019 da iniziare sotto i migliori auspici.  

A fine gara, all’esterno dell’impianto, accoltellati anche quattro tifosi azzurri; uno ricoverato in codice giallo.

La civiltà dei milanesi, dei tifosi dell’Inter, si commenta da sola.

Giovanni Spinazzola 

26 Dicembre 2018 23:59 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre 2018 23:59
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