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Napoli-Liverpool: 2-0. Notte stellare per gli azzurri contro i Reds con coraggio e qualità

18 Settembre 2019 00:40 —

Il Napoli bello di notte, quello che ogni tifoso avrebbe voluto ammirare stasera, si è palesato nella gara più importante di questo inizio di stagione, sicuramente più affascinante. I partenopei, all’esordio in Champions League, hanno ospitato il Liverpool e, proprio come accadde la scorsa stagione, hanno impartito una severa lezione. Il palcoscenico meritava attori all’altezza ma, forse, sarebbe servito il San Carlo vista la prestazione degli azzurri ed il risultato finale. Un 2-0 meritato quello dei partenopei che hanno aperto la stagione di Champions League nel miglior modo possibile. Non è roba da tutti i giorni, infatti, battere i Campioni d’Europa in carica e Carlo Ancelotti può prendersi una gustosa rivincita dopo quanto accaduto ad Anfield la scorsa stagione. Sia chiaro, siamo alla prima gara di un cammino lungo (almeno si spera), ma se il buongiorno si vede dal mattino, c’è da poter guardare con ottimismo il futuro. Il Napoli ha giocato bene, a tratti dominato e giganteggiato contro i Reds, dando ragione a Re Carlo, bravissimo nel voler giocare la gara in modo spavaldo, offensivo. Dentro Callejon, Insigne, Mertens e Lozano, un poker d’assi per un all-in da brividi che poteva far saltare il banco, anche negativamente. Ed invece il tecnico – uno abituato ad incidere positivamente sulle gare – aveva previsto tutto con largo anticipo. Gli equilibri, soprattutto difensivi, non sono stati mai persi, e non era certo facile vista la potenza di fuoco dei Reds. Salah, Firmino e Mané, (quasi) il meglio del calcio europeo, disinnescati con la naturalezza di un artificiere navigato con una difesa trasformatasi da banda del buco a Fort Knox in due settimane. Cosa è successo? Koulibaly è tornato ai suoi livelli; stratosferico il senegalese, capace di stravincere il duello a distanza con Van Dijk. L’olandese si metta l’anima in pace; KK è il migliore al mondo nel suo ruolo. Accanto a lui Manolas per un’intesa sempre migliore e due terzini di categoria superiore; Di Lorenzo era alla prima gara della sua carriera in Champions ma sembra esaltarsi quando ha di fronte i mostri sacri del football europeo. È capitato con Ronaldo, poi con Mané; museruola apposta ed ecco la trasformazione del lusitano e del senegalese da cani di caccia rabbiosi a chihuahua mansueti. Menzione d’obbligo, però, per Mario Rui; il portoghese è stato bistrattato e criticato, è stato ad un passo dall’addio in estate salvo poi essere bloccato da Ancelotti e dalla testimonianza d’affetto dei tifosi nei suoi confronti in Trentino, sede del ritiro. Ebbene, stasera è stato pazzesco, il migliore in campo. Un terzino d’altri tempi, muro invalicabile, più solido di quello che Trump ha in mente per il confine USA-Messico. Una difesa di ferro, quattro moschettieri supportati da un centrocampo solido con un Allan tornato ai suoi livelli ed un Fabian Ruiz che, palla al piede, dimostra un’eleganza che farebbe impallidire persino Nureev (o, se preferite, Nereyev). La gara, Ancelotti, l’ha vinta qui, con l’asso nella manica calato sul terreno verde di gioco al momento giusto; A 20’ dalla fine, infatti, dentro Fernando Llorente, attaccante “completo” come l’ha voluto definire Re Carlo. Ed il Re Leone, con una zampata delle sue, ha approfittato di un errore della difesa inglese per siglare il 2-0 e coronare un debutto da incorniciare in Champions League con la maglia del Napoli. La riserva di lusso, arrivata all’ombra del Vesuvio “per fare numero”, in tre giorni e due spezzoni di gara ha già regalato un assist e segnato un gol. Altro che pensionato d’oro. Il San Paolo è esploso di gioia, proprio come accaduto 10’ prima, alla rete di Mertens, abile a trasformare il rigore (ancata di Robertson su Callejon); “Ciro” è, ora, a -2 da Maradona, a quota 113 e stavolta, per non sbagliare evitando fraintendimenti, ha mimato il gesto del volante. Il gol è tutto per l’amico tassista, niente incomprensioni. Quelle, al momento, sono tattiche e riguardano Lozano ed Insigne, forse le due facce meno allegre della serata, al pari di Zielinski. Il capitano, evidentemente, non è ancora in forma e si è mostrato più utile in difesa che in attacco, mentre il messicano ha patito il ruolo da seconda punta ed una posizione centrale che l’ha ingolfato nel traffico delle linee nemiche, senza dargli la possibilità di trovare spazi per sfogarsi. Ancelotti dovrà lavorare su quest’aspetto, con l’obiettivo di trovare la soluzione che possa accontentare tutti. Nel frattempo, però, decisamente buona la prima!

Giovanni Spinazzola

18 Settembre 2019 00:40 - Ultimo aggiornamento: 18 Settembre 2019 00:40
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