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CULTURA&SPETTACOLO

Napoli: 3103, il nuovo album di Tommaso Primo alla Feltrinelli

04 Giugno 2018 19:06 — Venerdì 8 giugno ore 18.

Tra pochi giorni, venerdì 8 giugno, potremo finalmente ascoltare 3103, il nuovo album di Tommaso Primo, che sarà presentato alla Feltrinelli di Piazza de Martiri nel corso della stessa giornata. E’ un album diverso, come annunciato dall’artista stesso, che ha generato grande suspence nel suo pubblico. Una produzione artistica volta al cambiamento e che vuole ispirare cambiamento e di cui Tommaso mi ha dato un’anticipazione concedendomi un’intervista con la semplicità e l'affabilità che da sempre lo caratterizzano.

Perchè 3103?

Ho immaginato un esodo dell’umanità verso altri pianeti e l’anno 3103 è la data che ho scelto per questo viaggio nel futuro e nello spazio in cui tutta l’umanità coesa è alla ricerca di nuovi luoghi dove poter continuare la vita.

Addentrandoci nei brani: in “Hola Madre Natura”, la nona traccia dell’album, parli delle scuse che la Natura riceverà da parte dell'uomo. Com’è nata questa sensibilità verso l’ambiente e come ritieni che un artista possa alimentare la tensione verso queste problematiche nel suo pubblico?

Sicuramente gli artisti dovrebbero parlarne di più, mettere queste problematiche ambientali in luce, al centro delle loro produzioni. Dobbiamo riflettere sul fatto che questi problemi non sono così lontani da noi, basti pensare a quello che abbiamo vissuto noi napoletani con i rifiuti. In Hola Madre Natura c’è una frase che dice “Ego ha travolto Ecos” e con questo voglio intendere che questa brama di potere, questo bisogno di affermarci, di “arrivare” ci porta a calpestare tutto quello che ci circonda, non ci aiuta a coesistere tra di noi e in relazione all’ambiente e sta rovinando l’umanità. Personalmente ho iniziato a comprendere che al di là delle grandi invenzioni dell’uomo e delle sue capacità, queste non possono superare il fatto che lui abbia una casa. Se un giorno la natura si ribellerà e si esauriranno le risorse, noi non potremo continuare il nostro progresso tecnologico, artistico, filosofico, scientifico. La natura è il presupposto delle nostre vite e delle nostre scelte. Questo disco è nato così: ho letto che le risorse del 2016 erano finite a febbraio 2015 e allora ho capito che dovevo denunciare tutto questo con la musica. Per non parlare dell’isola di plastica nel pacifico, grande quanto il Texas. Ci rendiamo conto? Penso che l’unico futuro possibile sia un ritorno alla terra, nella natura può esserci la vera vita. Ecco perchè bisogno parlarne di più, parlare di energie rinnovabili, ad esempio, nella musica come nel cinema e in qualunque forma di produzione artistica.

Qual è il messaggio che vorresti toccasse il tuo pubblico e a quale pubblico vorresti arrivare?

Questo è sicuramente un cd per outsiders, non per tutti. E’ per quelle persone che si sentono come me, in minoranza di fronte ad un mondo in cui mezzo milione di persone seguono sui social un personaggio pubblico solo perchè si spoglia. Nel disco, ad un certo punto, parlo di un concetto per me fondamentale: “la salvezza è una sola... o si fa coesione, benché ci sia una parte dell’umanità che ancora non comprende la sua superficialità, oppure avremo bisogno sempre di qualcuno che prenda il potere.” Io penso che il presupposto per la democrazia sia la coscienza. E’ necessario che si diano a tutti gli stessi strumenti di valutazione. Quando Cristo fu crocefisso la democrazia diretta scelse Barabba e questo lascia riflettere sul fatto che l’assenza di strumenti culturali si riflette nelle scelte.  E’ inutile nascondere che oggi ci sia un grande fenomeno di analfabetismo mentale, soprattutto in questo paese dopo i vent’anni di Berlusconismo che ci hanno annebbiato il cervello. Quello che temo in particolare di oggi è l’eccessivo peso che si dà all’estetica, benché quest’ultima contenga una poesia meravigliosa. E’ importante iniziare a ragionare, ad essere più complessi, più profondi. Il mostro comune è invisibile ed è la distruzione che ci circonda tanto dell’ambiente quanto del pensiero. Dobbiamo essere coesi e lottare contro il nemico comune, un po’ come in Dragon Ball quando avviene l’alleanza tra Goku e Freezer. 

Come risollevare la mentalità comune? 

Si deve trovare più spazio per le cose importanti, proprio quelle a cui lo spazio viene sottratto. Bisogna viaggiare e trovare i propri simili e fare squadra, ma riconosco che è un lavoro molto faticoso. Se ognuno cercasse dentro se stesso, un po’ come quando scrivo in Big Bang “Cerca nei meandri di te stesso, troverai i segreti dell’universo”, probabilmente troverebbe una verità assoluta: se continuiamo a non ragionare in modo umano distruggeremo definitivamente la nostra casa. Sicuramente sono necessari degli strumenti, come la cultura. La difficoltà al giorno d’oggi  è la velocità, i ragazzini si stanno abituando a milioni di simboli, al bombardamento di notizie, all’immenso potere della rete in grado generare un senso di lontana e di vicinanza. Tutto questo rende molto più difficile la riflessione e la concentrazione. 

Hai affermato che  "Superman napoletano” è l’ultimo brano sul filone dei precedenti. Che cosa dobbiamo aspettarci? Un allontanamento dalla tua napoletanità? 

Prima di tutto vorrei che si comprendesse che Superman è una canzone ironica, una presa in giro a me stesso e a tutti i luoghi comuni. Napoli è un microcosmo, un luogo speciale, non c’è dubbio. C’è un forte senso di appartenenza, c’è amore per delle tradizioni meravigliose, però questo stesso senso di appartenenza, se non si riescono ad avere delle aperture può essere pericoloso. Io credo molto nei napoletani, sono un popolo di cuore ed estremamente eterogeneo. Anche io sono stato così, ho vissuto un’infanzia magica in una Napoli un po’ antica nei ristoranti di mio nonno e di mio zio. Ho sempre creduto in quello che dico e che faccio e per anni ho fatto prevalere il cuore e la pancia,  ma oggi è la testa che vorrei avesse il ruolo predominante. Ho realizzato questo singolo "Superman napoletano" lanciando il messaggio che sarebbe stata l’ultima canzonette rispecchiasse il mio vecchio stile: non mi interessa più fare la pop star, voglio impegnarmi, parlare di politica, ed ambiente.

Qual è il tuo rapporto con i social ?

I social li uso facendo trasparire quello che sono, la sincerità e l’ironia, e soprattutto l’autoironia, mi piace prendermi in giro, spero che la gente lo capisca. Un uso corretto dei social è possibile, per esempio alimentando i propri interessi. Sicuramente ci siamo trovati di fronte ad una rivoluzione.La rete sta cambiando ed oggi come oggi andrà avanti chi capisce che la rete è un investimento. Zuckerberg ha decisamente cambiato il mondo. Io temo a questo punto la privatizzazione della rete, episodi come quello di Cambridge Analytica ci fanno riflettere sul fatto che il mondo sia nelle mani di pochi.

Dai tuoi atteggiamenti, durante i concerti, come sui social, trapela una grande semplicità. Come fai a preservare questa naturalezza nell’approccio al tuo pubblico senza mai interporre il muro del successo raggiunto?

Io credo che sia importante costruire dei ponti e delle porte per comunicare con chiunque, non voglio sentirmi solo in questo percorso, voglio trovare persone che la pensino come me, per potere iniziare a parlare di tutte queste problematiche. Mi piace approcciarmi con semplicità al successo e alle persone, credo che la genuinità e l’umanità siano le vere fonti della rivoluzione. Bisogna restare umani.

Credi che essere nato a Napoli abbia stimolato questa tensione per le problematiche sociali?

Assolutamente si, si fa grande fatica ad essere del Sud. Basti analizzare semplicemente l’aspetto artistico. Molti musicisti sono dovuti arrivare a Milano per essere riconosciuti. Io mi ritengo fortunato perchè ho un bel pubblico, anzi degli amici, sia al Nord che al Sud. Ma il punto resta che il Meridione è arretrato ed io penso che si continui ad ostacolarne la crescita. Grandi zone del mondo vengono abbandonate a loro stesse, il meridione ne è un piccolo esempio.

In "Alpha Centauri 081” c’è una frase che dice “sveglia e cerca la verità”, il brano parla del meridionalismo, analizza un mezzogiorno abbandonato, perchè un vero Stato non permetterebbe mai che una regione intera sia affidata alla criminalità organizzata, non permetterebbe ad un’autostrada così importante come la Salerno-Reggio Calabria di restare incompleta per così tanti anni.

Alcuni ritengono che per poter risollevare le sorti del pianeta sia necessario decrescere. Tu, Tommaso Primo, saresti disposto a rinunciare a far decrescere parte del tuo benessere?

Sarei disposto a mettermi in gioco assolutamente.

Lea Cicellyn

04 Giugno 2018 19:06 - Ultimo aggiornamento: 04 Giugno 2018 19:06
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