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CRONACA

Napoli: Arrestato l'imprenditore Buontempo e il suo commercialista

02 Luglio 2020 10:52 —

Il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli ha eseguito un provvedimento cautelare emesso dal 38° Ufficio GIP di Napoli, con cui è stata disposta l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari a carico dell’imprenditore di origine partenopea Giancarlo Buontempo, residente a Roma, e del dottore commercialista napoletano Umberto Scala. L’indagine, condotta dalla III Sezione “Criminalità Economica” della Procura di Napoli, ha ad oggetto una pluralità di condotte di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta in relazione alla società immobiliare “Campalto Real Estate S.r.l.”, dichiarata fallita il 4 gennaio 2019 dal Tribunale di Napoli. Le indagini sono consistite in acquisizioni documentali, nell’audizione di persone informate sui fatti e nell’analisi dei files e della documentazione acquisita dagli apparati informatici nella disponibilità dello Scala. La “Campalto Real Estate”, costituita nel 2007 con sede a Montalcino, partecipata in maniera quasi totalitaria dal Buontempo, aveva come scopo la costruzione e la vendita di immobili nella provincia di Siena, zona costituente il centro degli interessi del citato indagato che ha tentato, nel corso degli ultimi anni, di sviluppare progetti ed affari nel settore immobiliare. Nell’estate del 2010 la “Campalto Real Estate”, come anche altre società amministrate da Giancarlo Buontempo, iniziava a maturare i primi debiti nei confronti dell’istituto di credito che aveva concesso consistenti finanziamenti nonché nei confronti dell’Erario, per poi versare in un vero e proprio stato di decozione a partire dal luglio 2011. In quel periodo lo Scala non si limitava a prestare la propria opera di consulenza ma co-amministrava di fatto la società in seguito dichiarata fallita, la cui sede veniva trasferita presso il suo studio professionale di Napoli. Umberto Scala assumeva poi la carica di amministratore di diritto nel 2015. Nonostante l’azzeramento del capitale sociale, i due indagati deliberatamente evitavano di avviare la fase di liquidazione della società, causando in questo modo un notevole incremento delle posizioni debitorie e delle perdite. In una situazione di palese dissesto, essi davano corso alla vendita di diverse unità immobiliari di pregio site nella provincia senese con la successiva distrazione del ricavato che avrebbe costituito la garanzia patrimoniale dei creditori. Gli indagati si decidevano a sciogliere e porre in liquidazione la società solo nell’ottobre 2018, ovvero a soli tre mesi prima della dichiarazione di fallimento. Veniva poi proposto reclamo presso la Corte d’Appello di Napoli avverso la menzionata pronuncia di fallimento.

02 Luglio 2020 10:52 - Ultimo aggiornamento: 02 Luglio 2020 10:52
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