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Napoli: "Caso Insigne, Ancelotti voleva un altro Napoli con James Rodriguez"

03 Ottobre 2019 19:00 —

Il Napoli è tornato da Genk con la delusione per il pareggio conquistato ed il caso Insigne. Eh sì, perché il capitano non è andato nemmeno in panchina ma è finito addirittura in tribuna e non per problemi fisici. “Una scelta tattica” come ha spiegato Ancelotti nel postgara il motivo della tribuna belga alla Luminus Arena. Il ragazzo era scuro in volto e stamattina il fratello – sui social – ha messo il classico carico da 10 scagliandosi contro il tecnico in un post su Instagram, poi rimosso. Ai microfoni di Radio Kiss Kiss, stamane, De Maggio ha stemperato la tensione; nessun caso Insigne, con il ragazzo sereno e sorridente anche con l’allenatore al centro tecnico di Castel Volturno e pronto per il Torino. Già, ma cosa c’è dietro? Su Repubblica è il collega Antonio Corbo a riannodare i fili della vicenda, partendo addirittura da maggio, indicando perfino il luogo, il salone di casa Ancelotti. “Nel salone panoramico di casa Ancelotti l’astutissimo agente Mino Raiola ammise che al momento non c’erano offerte di grandi squadra e grosse cifre per Insigne, che a lui si era consegnato evidentemente per progredire in carriera. Aveva già un ricco contratto e con lunga scadenza: perché preferire un procuratore che ovunque vada ha l’effetto di una tromba d’aria? Fu concordata una graziosa sintesi: Insigne è e resta il capitano. Raiola intanto continuava ad offrirlo, trovando pure il tempo di vendere al Napoli Lozano e Manolas. Quanti soldi, bravo”. Una situazione che, poi, è deflagrata come una bomba rudimentale dopo una tregua armata evidentemente più fragile del cristallo. “Ancelotti – ha poi proseguito Corbo - aveva in mente un altro Napoli. Non è venuto James Rodriguez, non se n’è andato Insigne. Il Napoli ha tentato di spostarlo al centro. Con il ripristino del 4-4-2, Insigne si è dovuto adattare come quarto mediano a sinistra, ruolo che richiede una copertura in verticale di 60 metri almeno. Il suo ruolo è terzo attaccante nel 4-3-3, inutile domandarlo a Zeman. Magari nel 4-2-3-1, modulo rimosso presto per evidenti squilibri difensivi. La diplomazia nel calcio non crea soluzioni ma equivoci: sono in crisi un talento, un capitano e la sua squadra che a luglio spargeva promesse come incenso". Non è un mistero, infatti, che il tecnico di Reggiolo abbia spinta fino alla fine con De Laurentiis per avere il colombiano, suo pupillo dai tempi di Madrid. Re Carlo era pronto a rinunciare al suo capitano, messo sul mercato quasi a cuor leggero perché non funzionale alla causa. Poi cos’è successo? Il Napoli, semplicemente, non ha ricevuto offerte all’altezza ed ha preferito tenere in rosa Insigne, con tanto di accordo a Dimaro per un ruolo diverso da assegnare a Lorenzo rispetto a quello di esterno nel 4-4-2. Ancelotti ci ha provato, ha provato ad accontentare il numero 24 costruendo il Napoli sul 4-2-3-1 ma ha dovuto repentinamente tornare sui suoi passi, colpa di una difesa che imbarcava più acqua del Titanic (sette reti in due gare). Brutte notizie per Insigne che si è ritrovato in un ruolo che proprio non gli piace. Come si potrà risolvere questa storia? E, soprattutto, quando? Gennaio potrebbe essere la data giusta, a patto che si ripari al grave errore commesso in estate; cessione di Insigne ed ingaggio di James Rodriguez dal Real Madrid. Altre soluzioni, non ve ne sono. 

Giovanni Spinazzola

03 Ottobre 2019 19:00 - Ultimo aggiornamento: 03 Ottobre 2019 19:00
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