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CRONACA

Napoli: Sant'Antimo, usura ed estorsione. Arrestato figlio di “o’ Minorenne” e un affiliato al clan

30 Aprile 2020 11:00 —

Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, i Carabinieri della Compagnia di Giugliano in Campania hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Tribunale di Napoli, nei confronti di Puca Luigi, 25enne, figlio del più noto Pasquale detto “o’ Minorenne”, attualmente detenuto, e capo dello storico ed omonimo clan operante a Sant’Antimo e comuni limitrofi. Il Puca è gravemente indiziato, unitamente a D’Aponte Giuseppe, imprenditore edile, del reato di estorsione aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose ai danni di un altro costruttore della zona. Secondo quanto raccolto durante le indagini, anche grazie alla denuncia della vittima, i due uomini, con reiterate richieste e minacce di morte, avevano costretto la vittima, trovatasi in gravi difficoltà economica, a consegnare loro assegni e cambiali per un importo complessivo di oltre 50 mila euro a fronte di un debito iniziale di 11 mila. L’imprenditore, che aveva concesso al D’Aponte di far transitare dei pagamenti sul suo conto corrente, a causa di alcune spese improvvise a cui aveva dovuto fare fronte, aveva preso a prestito tale somma per la quale tuttavia, dopo alcuni giorni, il D’Aponte, riferendo che quelli fossero soldi della famiglia Puca, aveva preteso la restituzione per un importo di molto superiore alla cifra originaria. Mentre D’Aponte era già stato tratto in arresto in flagranza di reato dagli stessi militari, nel marzo scorso, Puca Luigi è stato arrestato su provvedimento del G.I.P. che ha condiviso il quadro probatorio a suo carico.

Gli stessi militari hanno arrestato Gallucci Giuseppe, 53enne, considerato anch'egli contiguo al clan “Puca”. Il Gallucci è gravemente indiziato del reato di tentata estorsione aggravata dal metodo e dalle finalità mafiose ai danni di un imprenditore edile dell’agro aversano, vincitore di un appalto pubblico per i lavori di ristrutturazione delle palazzine popolari di via Garibaldi a Grumo Nevano. L’uomo, nel febbraio scorso, si era presentato sul cantiere chiedendo da dove arrivasse la società ed avuta risposta che si trattava di una impresa di “fuori” aveva intimato, ripetutamente, al titolare di recarsi “dagli amici di Sant’Antimo”al fine di regolarizzare la sua posizione su quel territorio. L’imprenditore si era però immediatamente rivolto ai militari, denunciando l’accaduto, facendo così avviare le indagini che hanno delineato il quadro probatorio che è stato avvalorato dal G.I.P.

30 Aprile 2020 11:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Aprile 2020 11:00
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