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CRONACA

Piani regolatori per la sostenibilità degli equilibri di benessere

13 Febbraio 2023 11:36 —

Il dimezzamento dal 22 al 10,5% dei piani regolatori e varianti urbanistiche desta molta preoccupazione. Piero Properzi, responsabile scientifico del Rapporto INU 2019 (Istituto Nazionale di Urbanistica) sui piani regolatori urbanistici del territorio italiano commenta: “le amministrazioni locali tendono a fare meno piani per motivi economici...”. Pare che scarsità di risorse e tempistiche strette siano la causa principale di questo dimezzamento. Non si costruiscono politiche strutturali di continuità tra un governo e l’altro. Pare ci sia la tendenza a non impiegare troppe risorse su qualcosa i cui effetti spesso non saranno visibili durante un singolo mandato amministrativo. Quindi si tende a sottovalutare l’importanza dei piani regolatori. Napoli e la Campania ne sono degli esempi lampanti. Eppure sono tanti i benefici dello sviluppo territoriale derivante da un piano regolatore fatto su misura per accrescere la qualità della vita, a maggior ragione se si considerano tutti gli aspetti di sostenibilità trattati da una vera e propria riforma strutturale paesaggistica dell’ideologia della qualità della vita. Credo ci sia scarsa visione d’insieme e lungimiranza, nonché un problema di priorità politiche.

Il benessere dell’ecosistema uomo dipende da altri ecosistemi naturali, le cui fondamenta sono nella tutela del suolo fonte essenziale di vita per tutti gli ecosistemi naturali. La mancata tutela del suolo è ormai l’obiettivo numero uno, poiché proprio da questo dipendono molti fattori di rischio per il benessere. Il suolo è certamente uno dei beni più preziosi. Il suolo è una risorsa limitata e facilmente intaccabile dall’attività entropica umana. Una volta distrutto può impiegare secoli per ricostituirsi. L’edilizia selvaggia che ricopre con asfalto e cemento il suolo distrugge un ecosistema indispensabile, creando una pellicola che sopprime il collegamento fra la biosfera del suolo con la biosfera atmosferica, interrompendo il ciclo biologico.

Il progresso è veramente tale quando tiene conto delle conseguenze che determina sugli equilibri naturali indispensabili alla vita sulla Terra. Dio ci ha dato la ragione oltre ad una giusta aspirazione ad una vita migliore: tutto sta nell’utilizzare le conoscenze acquisite nel modo più adatto a tutelare gli equilibri naturali. Esiste uno sviluppo sostenibile a cui dobbiamo mirare. Possiamo costruire centri urbani funzionali al benessere umano e al tempo stesso permettere alla terra di respirare e di svolgere le sue fondamentali attività, tra le quali il contenimento dell’eccessiva produzione di anidride carbonica, corresponsabile del riscaldamento globale.

Le riforme strutturali paesaggistiche dell’ideologia della qualità della vita propongono criteri di costruzione verticalisti, con ampio uso di grattacieli per non sottrarre suolo in modo indiscriminato. Occorre un cambio di tendenza: bisogna rimediare all’errore della speculazione edilizia selvaggia che sottrae suolo benefico e necessario alla tutela degli equilibri naturali. Per tale motivo in alcune aree del mondo bisogna frenare un certo tipo di imprese di costruzione, in altre parti del mondo bisogna abbattere e ricostruire. Deve esserci suolo salubre e libero dall’asfalto e dal cemento tra un centro urbano e l’altro, tra un ecosistema urbano e l’altro. Devono esserci zone di suolo affinché la natura possa rinnovare il suo essenziale ciclo biologico, ricostituendosi e rigenerandosi. I nobili intenti di salvaguardia degli equilibri naturali di questo processo funzionale al benessere dell’umanità vanno promossi a livello globale con la nuova geopolitica mondiale dell’ideologia della qualità della vita.

Siamo all’inizio di un percorso (la proverbiale “punta dell'iceberg”) che aprirà le porte di una nuova era fatta di pace e progresso sostenibile. L’INU ha aperto un dibattito per coinvolgere altri importanti centri di ricerca che stilano analisi e statistiche sullo sviluppo territoriale (Istat, Legambiente, Svimez, Ifel, Confindustria) con cui si potrebbe sviluppare l’idea di una nuova governance, più centralizzata, focalizzata sul supporto ai territori, con direttive e indicazioni precise sull’aggiornamento dei piani di sviluppo.

Domenico Esposito

13 Febbraio 2023 11:36 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio 2023 11:36
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