Il 2018 per le strutture sanitarie accreditate con la Regione Campania è stato un anno molto difficile, e se nel 2019 si ripeterà la stessa disastrosa gestione dei fondi moltissime strutture private, specie quelle ubicate nell’ASL Napoli 1, saranno costrette a chiudere, o, in alternativa, a cedere alle multinazionali. Difatti, le scelte politiche messe in atto da molti anni, hanno finito per favorire le mega strutture dei grandi gruppi a discapito dei professionisti locali e molto spesso anche della qualità dei servizi erogati. Particolarmente critica è stata e rimane attualmente la situazione dei laboratori di analisi ubicati nella ASL di Napoli, dove nel corso degli ultimi anni si è assistito ad una riduzione del numero di prestazioni che è passata da circa 10 milioni e mezzo a meno di 8 milioni nel 2018, con la riduzione dei fondi stanziati che da oltre 42 milioni di euro nel 2011, sono passati a meno della metà nel 2018. Tale situazione ha creato e crea enormi disagi ai cittadini napoletani, che per poter fruire di prestazioni non rinviabili, sono costretti a rivolgersi alle strutture pubbliche che hanno tempi di attesa lunghissimi e modalità di accesso contingentate e, quindi, non riescono a sopperire in toto alle richieste. Paradossale poi, che con l’applicazione delle nuove disposizioni regionali, nella stessa città di Napoli, ci siano alcuni punti prelievi, che hanno i laboratori centralizzati ubicati in altre città della regione, in particolare a Salerno, che possano accettare le impegnative a discapito di altri laboratori cittadini. A peggiorare ancor di più la già drammatica situazione, la questione dei fondi messi a disposizione nel riparto nazionale per la Campania, dove sono stanziate 6.8 prestazioni pro capite, il 27% in meno alla media nazionale che è di 9,3 prestazioni di laboratorio pro capite. Tutto ciò, chiaramente, va a discapito della cura, monitoraggio e soprattutto della prevenzione delle patologie. Se nulla cambierà, a breve i centri privati accreditati ubicati a Napoli, a febbraio e marzo non potranno nuovamente accettare le impegnative con gravi ripercussioni sugli utenti che non potranno accedere alle strutture. Verrà in un sol colpo a mancare il legittimo diritto del cittadino di scegliersi la struttura dove fruire delle prestazioni a lui necessarie ma soprattutto verrà meno il sacrosanto diritto di scegliere liberamente quelle strutture che eseguono direttamente le analisi in loco senza che i campioni di sangue siano trasferiti probabilmente fino a 150 chilometri di distanza. Alla fine, questo contesto provocherà la perdita di altri posti di lavoro in un settore che ne ha già persi migliaia negli ultimi anni.
Salvatore Cortese