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SALUTE

Napoli: Sanità, in vista nuovo disastro sociale

21 Ottobre 2016 11:09 — I laboratori di analisi ricorrono a TAR e Consiglio di Stato.

In Campania, si obbliga per legge l'aggregazione dei laboratori di analisi cliniche in strutture consortili con una centralizzazione del processo analitico. Ciò significa che oltre 400 laboratorio distribuiti sul territorio regionale in modo capillare, saranno obbligati ad eseguire solo il prelievo di sangue e raccogliere altri campioni biologici per poi inviarli ad un unico mega laboratorio. Ciò comporterà un disastro sociale, perché perderanno il lavoro migliaia di professionisti. Difatti ogni struttura oggi deve avere minimo sei o sette lavoratori tra professionisti, impiegati e tecnici di laboratorio. Dopo basterà solo un prelevatore e al più un amministrativo. Il servizio sarà per forza più scadente in quanto migliaia di campioni biologici ogni giorno circoleranno in giro per la Campania, percorrendo chissà quanti chilometri prima di arrivare a destinazione. Agli utenti non potranno essere più assicurati i tempi di risposta e sarà impossibile garantire eventuali urgenze. Sono molte le strutture che sono ricorse al TAR contro questa legge ma fino ad oggi ancora non si mette la parola fine in quanto non sono stati discussi tutti e pendono anche alcuni ricorsi dinanzi il Consiglio di Stato. Le ragioni, secondo le strutture ricorrenti sono molteplici. Oltre quelle di cui abbiamo scritto, viene sottolineato che questa cosiddetta riforma, oltre a non portare un euro di risparmio al Servizio Sanitario Nazionale in quanto gli esami di laboratorio sono remunerati a prestazioni, secondo un tariffario stabilito dal ministero, aggraverà i costi sociali per le conseguenti disoccupazioni. Sulla vicenda Campania, il Presidente dell'Ordine Nazionale dei Biologi, Ermanno Calcatelli, ha scritto al Presidente del Partito Democratico Orfini per informarlo della "situazione estremamente critica determinata da diversi fattori che stanno minando l’esistenza dei laboratori ove operano biologi, tecnici di laboratorio, personale amministrativo e inservienti". "Si tratta", scrive Calcatelli, "di oltre cinquemila addetti. Il laboratorio di analisi rappresenta l’unica fonte di sostentamento per molte famiglie e un posto di lavoro per i propri figli". Calcatelli rappresenta ad Orfini la grande problematica del settore che investe tutta l'Italia. "Su tutto il territorio italiano", continua nella sua nota il Presidente Nazionale dell'Ordine dei Biologi, "operano delle società svizzere e austriache che, attraverso dei fondi, acquistano a basso prezzo le strutture soffocate da sofferenze economiche per i ritardi atavici nella liquidazione da parte delle ASL delle spettanze dovute per prestazioni rese al servizio sanitario nazionale. Queste società trasformano le strutture in punti di prelievo inviando i campioni biologici in giro per l’Italia (soprattutto in Lombardia), spesso senza alcuna garanzia sulla modalità di trasporto e di corretta conservazione dei campioni, a scapito della qualità delle analisi, e senza che i pazienti sappiano che i loro campioni sono analizzati in strutture diverse da quelle che, in libera scelta, hanno deciso di utilizzare. Tale trasformazione ha già comportato numerosi licenziamenti di personale e, in Campania, ha prodotto effetti dannosi sulla precaria attività lavorativa, nonché su una dequalificazione professionale. La Regione Campania ha inoltre adottato le linee guida approvate dalla Conferenza Stato-Regioni riguardanti i criteri per la riorganizzazione delle reti di offerta della diagnostica di laboratorio, in relazione al perseguimento degli obiettivi del piano di rientro. Per farla breve, in queste linee guida si prevede che se una struttura non dovesse eseguire almeno 200mila prestazioni l’anno, verrebbe meno la qualità delle stesse. Un concetto che esula da qualsiasi evidenza scientifica, perché la qualità delle prestazioni viene garantita dai laureati che scrivono, applicano e fanno applicare a tutto il personale il manuale della qualità. I laboratori di analisi, negli anni precedenti e attraverso i numerosi tagli di budget, sono stati messi nelle condizioni di non poter mai raggiungere le 200mila prestazioni. Infatti, spesso non raggiungono le 70mila prestazioni. Le linee guida sono state adottate dalla Regione Campania come se fossero una disposizione di legge, attraverso le misure del Commissario ad Acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario. La conseguenza è che la Regione impone l’obbligo delle aggregazioni alle strutture in modo da far accorpare, quest’anno, quelle che non dovessero raggiungere le 100mila prestazioni annue. Soglia che dal prossimo anno dovrebbe addirittura lievitare a 200mila prestazioni. L’Ordine Nazionale dei Biologi, che rappresento, è intervenuto a tutela del titolo professionale e a difesa del decoro della categoria ricorrendo più volte a Tar Campania, con discreti risultati. Ma puntualmente il Commissario ha riproposto nuovi decreti reiterando le stesse identiche misure. Con l’ultimo DCA n. 111 del 6 ottobre 2016 ha ristabilito tutto come se le sentenze e gli indirizzi del Tar fossero carta straccia. Tenga conto che le strutture sanitarie operano con un tariffario del 1998, decurtato di circa il 40 per cento. Questa è, in estrema sintesi, la situazione che si è venuta a determinare in Campania. Il suo interessamento per la categoria che rappresento sarà senz’altro prezioso. Noi chiediamo che le aggregazioni avvengano su base volontaria e non obbligatoria e che il trasporto dei campioni non vada oltre il territorio della ASL di appartenenza". Se passasse la legge così com'è, è bene precisare all'opinione pubblica, che un prelievo effettuato a Sessa Aurunca, ai confini con il Lazio, potrebbe finire a Sapri, ai confini con la Basilicata o a San Bartolomeo in Galdo, il comune campano più grande della Val Fortore a pochi chilometri dalla Puglia.

Antonio Pianelli

21 Ottobre 2016 11:09 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre 2016 11:09
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