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Milan-Napoli: A Doveri la palma di man of the match. L'espulsione di Ruiz e Ancelotti inesistente e manca un rigore su Insigne

26 Gennaio 2019 23:40 —

Il Napoli, a San Siro, proprio non riesce a chiudere la partita in 11 uomini. Quest’anno va così e per fortuna gli azzurri dovranno giocare solo martedì prossimo per poi rivedere l’impianto meneghino direttamente nella prossima stagione. Se un mese fa il fenomeno fu tale Mazzoleni di Bergamo, uno che i colori azzurri proprio non gli vanno a genio, stavolta la palma di man of the match va a Daniele Doveri, più che un cognome, un’esortazione. Il fischietto di Roma già in passato aveva avuto qualche precedente negativo con i partenopei, ma stavolta si è proprio superato, roba da premio Oscar. È riuscito ad espellere Fabian Ruiz per doppia ammonizione; il secondo giallo è arrivato per un tocco – inventato di mano – dopo che la sfera aveva colpito la coscia ed il petto dello spagnolo (siamo abbastanti sicuri che il centrocampista ex Betis non sia Vishnu, divinità maschile indiana dalle quattro braccia). Delirio assoluto, totale. Si potrebbe ridere, ma non c’è nulla di divertente, anche perché due minuti dopo – nel delirio di onnipotenza più totale – Doveri espelle anche Carlo Ancelotti, ovviamente senza motivo. La partita, invece, si è chiusa sullo 0-0, proprio come l’anno scorso; Ancelotti ha puntato su un Napoli molto offensivo, con Insigne, Mertens e Milik in campo contemporaneamente ma gli azzurri sono rimasti a bocca asciutta. Non una gran gara, decisamente un passo indietro rispetto alla Lazio, considerato anche come il Milan sia – attualmente – inferiore dal punto di vista tecnico rispetto ai biancocelesti, soprattutto a centrocampo. Ed è proprio lì che i partenopei non sono riusciti a trovare la quadratura del cerchio; mai l’impressione di poter dominare nella zona mediana, ma spesso una manovra poco incisiva, a tratti irritante con poche idee e pure mal assortite. Si è puntato spesso sull’iniziativa del singolo, ma Insigne non era in serata di grazia – eufemismo – e la sua produzione offensiva si è limitata a qualche tiro telefonato per l’amico Donnarumma. Insomma, niente di rilevante, con Zielinski che – alla fine – è risultato l’uomo più pericoloso nelle fila azzurre. Il polacco ci ha provato eccome; ha calciato in porta da quasi ogni posizione possibile, di destro e sinistro ma mai si è avuta l’impressione di conclusioni in grado di creare pericoli seri alla porta rossonera. Azioni farraginose e l’impressione che Insigne esterno a centrocampo possa servire come un congelatore al Polo Nord; il numero 24 ha dato copertura difensiva solo a tratti e non è riuscito ad essere decisivo in fase offensiva, come Mertens d’altronde che pure ha giocato in posizione di seconda punta. Insomma, non un grande Napoli, forse emozionato dall’ambiente di San Siro, con la squadra poco cinica e cattiva nel primo tempo e confusa nella ripresa, quando ha sì attaccato, ma con poca logica. Ha tenuto – e bene – invece la difesa, con Malcuit ormai divenuto titolare inamovibile, ed Ospina, nuovamente titolare, sempre attento ed importante, con due parate salva risultato che hanno messo in mostra i riflessi felini del colombiano. Ottimo anche Koulibaly, al rientro in campo proprio sul campo che lo vide protagonista contro l’Inter un mese fa; il senegalese ha disputato una gara solida e non è certo un caso che il Napoli abbia chiuso senza incassare reti. La presenza del numero 26 è fondamentale e lo si è visto in un paio di chiusure da top player, da calciatore di livello mondiale. Martedì il Napoli sfiderà di nuovo il Milan sullo stesso terreno di gioco; non sarà ammesso il pareggio (è un quarto di Coppa Italia in gara secca, in caso di parità, supplementari ed eventuali rigori). La semifinale in palio è un obiettivo degli azzurri che puntano alla coppa; servirà, però, giocare decisamente meglio e mostrare più cattiveria agonistica, più ferocia, quella delle pantere disegnate sulle magliette da gioco. Menzione speciale, in chiusura, per i tifosi rossoneri. Dall’Inter al Milan, San Siro è stato tutto un altro spettacolo. Non un’indicente, né dentro tantomeno fuori lo stadio, nessun agguato e – soprattutto – nessun coro di discriminazione razziale, nei confronti di Koulibaly (il centrale ha chiuso con la fascia da capitano al braccio), o territoriale. Dovrebbe essere la normalità ma, considerato come non lo sia, è giusto dare merito al popolo rossonero che ha ridato lustro ad una città cosmopolita come Milano, offuscata un mese fa dai “colleghi” dell’Inter. Le due facce della stessa medaglia, sempre stando attenti a non fare di tutta l’erba un fascio, sia in casa Milan che in quella nerazzurra. 

Giovanni Spinazzola 

26 Gennaio 2019 23:40 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio 2019 23:40
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