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SPORT

Casa Napoli: "Se questa è la giustizia sportiva aboliamola" di Giovanni Spinazzola

10 Novembre 2020 22:17 —

La farsa continua. Anche la Corte Sportiva d’Appello, quella della FIGC, ha respinto l’appello del Napoli ed ora la società azzurra dovrà ricorrere al Collegio di Garanzia del CONI, prima di svoltare sulla giustizia ordinaria. Una sentenza che sfiora il ridicolo, ma ampiamente annunciata, considerato come questa gara sia un vero e proprio caso indice. In caso fosse stato accolto il ricorso, infatti, ne sarebbero partiti una vera e propria sfilza da altre società italiane. E, quindi, meglio nascondere la testa sotto la sabbia, come gli struzzi, tanto è consuetudine più che consolidata in Italia. Sconfitta per 0-3 a tavolino, quindi e punto di penalizzazione, una pena severa, severissima che presto potrebbe finire, insieme al Giudice Piero Sandulli – degno compare di quello sportivo Mastandrea – sul libro delle barzellette. I novelli “gatto e la volpe” hanno dato vita a motivazioni inverosimili anche per chi capisce poco o nulla di legge. “Il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo”, si legge in uno stralcio della sentenza, a voler confermare come vi siano idee poche e confuse nelle brillanti menti della giustizia sportiva italiana. “Tale principio non risulta essere stato rispettato, nel caso di specie, dalla Società ricorrente, il cui comportamento nei giorni antecedenti quello in cui era prevista la disputa dell’incontro di calcio Juventus-Napoli, risulta, per come si avrà modo di evidenziare più avanti, teso a precostituirsi, per così dire, un “alibi” per non giocare quella partita” prosegue la sentenza fino a centrare il punto, quello più allucinante ed inverosimile. “La mancata disputa dell’incontro di calcio JUVENTUS-NAPOLI, in calendario per il giorno 4.10.2020, non sia dipesa da una causa di forza maggiore, o addirittura dal c.d. ‘factum principis’, come invocato dalla Società S.S.C. NAPOLI S.p.A., bensì da una scelta volontaria, se non addirittura preordinata, della Società ricorrente”. Secondo la Corte di Appello, dunque, è andata più o meno così. De Laurentiis avrebbe chiamato l’Asl pregandola di non far giocare il Napoli contro la fortissima Juve, quella dei 10 punti in sei giornate di campionato e due sole vittorie sul campo. Una squadra che, con mister 30 milioni l’anno di stipendio Ronaldo dovrebbe stare al decimo posto in classifica, accanto a Sampdoria e Cagliari. Roba da mettersi le mani nei capelli. Di fatto la Corte d’Appello ha svilito, in un amen, il lavoro di una Asl, addirittura piegatasi alle richieste di un presidente di club di calcio (fosse vero, si tratterebbe di corruzione). Al contempo ha sorvolato sulle dichiarazioni di due ministri della Repubblica – Salute e Sport, rispettivamente Roberto Speranza e Vincenzo Spadafora – che pure avevano dato ragione al Napoli evidenziando la bontà del comportamento dell’Asl nelle ore immediatamente successive al caos. Nulla di valevole, e pazienza se nel protocollo FIGC venga espressamente sostenuto come le autorità locali abbiano potere decisionale in materia di Covid-19. D’altronde, proprio negli ultimi giorni, abbiamo assistito agli stop delle aziende sanitarie locali allo spostamento di singoli calciatori. Quindi? Vale o no il protocollo? E l’Asl? La risposta appare chiara. A volte sì ed a volte no. Dipende dai momenti e, soprattutto, dalle parti coinvolte. In questo caso c’è la Juve, una sorta di “non plus ultra” del calcio italiano e come tale deve essere trattata. E quindi guai a far arrabbiare Agnelli, e pazienza se c’è da calpestare qualche normativa. Il Napoli, che può contare sull’appoggio di tutto il mondo scientifico, chiaramente non si fermerà a questo abominio. Durissimo il comunicato del club apparso in serata. "La SSCN prende atto della decisione della Corte Sportiva d'Appello ed è già al lavoro per preparare il ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni. La SSCN non condivide in toto la sentenza che getta ombre inaccettabili sulla condotta della Società trascurando documenti chiarissimi a suo favore e delegittima l’operato delle autorità sanitarie regionali. La SSCN ha sempre perseguito valori quali la lealtà e il merito sportivo e anche in questo caso intraprenderà tutte le iniziative per rendere giustizia alla propria condotta orientata al rispetto della salute pubblica e per fare in modo che il campo sia l’unico giudice a decidere il risultato di una partita di calcio". “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina” diceva Giulio Andreotti ed è impossibile non pensare come non si sia davanti all’ennesimo scandalo all’italiana, il più grande dopo Calciopoli peraltro. In attesa della giustizia ordinaria (nemmeno speriamo troppo nel CONI) che dovrebbe rimettere le cose a posto, non può non salire un segno di indignazione profonda, di grave imbarazzo per i vertici di un calcio sempre più vicino alla morte cerebrale. Il Napoli, nel frattempo, può davvero essere orgoglioso; la Juve teme eccome gli azzurri tanto da dover vincere a tavolino. Il campo, forse, avrebbe dato un altro verdetto. I partenopei, al ritorno, avranno una motivazione supplementare, così come nel prosieguo del campionato.

10 Novembre 2020 22:17 - Ultimo aggiornamento: 10 Novembre 2020 22:17
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