I celiaci sempre più costretti ad una dieta forzata. È l’amara realtà emersa da un’inchiesta de “I Fatti di Napoli” dopo gli innumerevoli messaggi e mail di protesta arrivati alla nostra redazione.
La celiachia è un'intolleranza permanente al glutine che può provocare, in chi ne è affetto, anche gravi conseguenze in caso di assunzione. I celiaci sono quindi costretti ad assumere sostanze sprovviste di glutine, alimenti specifici – il logo è quello di una spiga rossa sbarrata - disponibili nei supermercati e nelle farmacie. Il Servizio Sanitario Nazionale eroga – attraverso le Asl di competenza regionale – i buoni per consentire l’acquisto di prodotti senza glutine. Questo buono, per quanto riguarda la Regione Campania, è spendibile solo ed esclusivamente nelle farmacie, a differenza di altre Regioni dove può essere utilizzato anche nei supermercati, che hanno gli stessi prodotti a prezzi inferiori.
Nel 2018 sono stati rivisti i tetti di spesa, naturalmente al ribasso. E prevedono cifre davvero irrisorie, divise per fasce d’età. Dai 18 ai 59 anni, per esempio, mensilmente il buono prevede 110 euro per gli uomini e 90 per le donne; oltre i 60 anni la cifra si abbassa notevolmente, con 89 euro per gli uomini e 75 per le donne.
Importo che, di fatto, è completamente insufficiente, anche solo per procedere agli alimenti di prima necessità. E questo per il prezzo già elevato dei prodotti – eccessivamente, nelle farmacie – e gli aumenti incontrollati che hanno coinvolto anche questo settore. Basti pensare che una confezione di pasta da 500 gr ha un prezzo di 3,20 euro; di fatto, oltre sei euro al chilo. Ed il pane è quasi inavvicinabile. Quattro fettine di pane, poco più grandi dei pancarré, per un peso totale di 280 grammi hanno un costo di 3,76 euro. Calcolatrice alla mano, più di 10 euro al kg. Va da sé come sia impossibile anche solo pensare di poter arrivare a fine mese basandosi esclusivamente sul buono. E mettere mano al portafoglio, come abbiamo visto, non è proprio prerogativa per tutti. Prezzi, d’altronde altissimi, perché le farmacie possono vantare una specie di monopolio in questa Regione. Se, infatti, i supermercati hanno prezzi inferiori, anche di un paio di euro su alcuni prodotti, è anche vero come in questi luoghi è impossibile sfruttare il buono. E se le cifre del suddetto, sono decise dal SSN, la spendibilità del buono è su direttiva regionale. Perché allora Palazzo Santa Lucia non apre la possibilità – come accade anche in altre Regioni – di poter consumare il buono anche nei supermercati? Siamo certi che i prezzi, anche nelle farmacie, diminuirebbero, anche per una mera questione di concorrenza. E, forse, i celiaci potrebbero anche vivere meglio e magari mangiando un po’ in più. D’altronde davanti alla salute, ognuno dovrebbe compiere un passo indietro.
Giovanni Spinazzola