Introduzione
Nel panorama dei santi sociali del XIX secolo, la figura del Beato Giacomo Cusmano emerge con particolare luminosità per la sua straordinaria dedizione ai poveri e agli emarginati. Medico, sacerdote e fondatore, Cusmano incarnò nella Sicilia devastata dalla povertà e dalle ingiustizie sociali quell'ideale evangelico di carità operosa che contribuì significativamente alla riforma della società del suo tempo.
Come scrisse Papa Giovanni Paolo II durante la cerimonia di beatificazione: "Giacomo Cusmano ha saputo testimoniare con la sua vita l'amore preferenziale per i poveri, facendosi povero tra i poveri e dedicando loro la sua esistenza, il suo patrimonio, i suoi talenti" (Giovanni Paolo II, 1983).
Gli anni formativi e la vocazione
Nato a Palermo il 15 marzo 1834 da una famiglia benestante, Giacomo Cusmano ricevette un'educazione radicata nei valori cristiani. I suoi genitori, Giacomo e Maddalena Patti, gli trasmisero una profonda sensibilità verso i bisogni dei meno fortunati, seminando così i germi di quella che sarebbe diventata la sua missione di vita.
Il biografo Pietro Borzellino sottolinea: "Fin dall'infanzia, Giacomo manifestò un'insolita attenzione verso i poveri, privandosi spesso del proprio cibo e dei propri averi per donarli ai mendicanti che incontrava" (Borzellino, 1975, p. 28).
Nonostante la sua naturale inclinazione alla vita religiosa, Cusmano intraprese inizialmente gli studi di medicina, conseguendo la laurea con il massimo dei voti presso l'Università di Palermo nel 1855. La professione medica rappresentò per lui non solo un'opportunità di servizio, ma anche una prima risposta alla sua vocazione di carità.
Come riporta lo storico Guccione: "La medicina fu per Cusmano il primo strumento attraverso cui esprimere concretamente la sua carità cristiana, assistendo gratuitamente i poveri e recandosi personalmente nei quartieri più degradati della città" (Guccione, 1998, p. 43).
La svolta sacerdotale
Il passaggio dalla medicina al sacerdozio avvenne gradualmente, attraverso un percorso di discernimento in cui Giacomo maturò la consapevolezza che la sua missione doveva estendersi oltre la cura dei corpi per abbracciare anche quella delle anime.
Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1860, conservò la sua preparazione medica utilizzandola come prezioso strumento del suo apostolato. Il suo confessore e direttore spirituale, Padre Vincenzo Lombardo, ricorda: "Nel passaggio dalla medicina al sacerdozio, Giacomo non vide una rottura ma un compimento, una sintesi più alta della sua vocazione al servizio integrale della persona umana" (Lombardo, 1888, citato in Civiletto, 2010, p. 67).
L'Opera del "Boccone del Povero"
L'intuizione più originale e feconda del Beato Cusmano fu la fondazione dell'Opera del "Boccone del Povero", nata nel 1867 da un'ispirazione tanto semplice quanto rivoluzionaria: chiedere alle famiglie benestanti di riservare quotidianamente un "boccone" del proprio pasto per i poveri.
Come spiegò lo stesso Cusmano in una lettera del 1870: "Non chiedo grandi sacrifici, ma piccole rinunce quotidiane. Se ogni famiglia benestante condividesse anche solo un boccone del proprio pasto, nessun povero nella nostra città dovrebbe più soffrire la fame" (Epistolario, Lettera a Mons. Turano, 1870).
Questa intuizione si radicava nella tradizione siciliana della "scarsella", un piccolo sacchetto in cui si metteva da parte qualcosa per i bisognosi, ma Cusmano la trasformò in un'organizzazione sistematica di raccolta e distribuzione, coinvolgendo tutte le classi sociali.
Lo storico sociale Giuseppe Barone evidenzia: "L'originalità dell'Opera non consisteva tanto nell'assistenza ai poveri, quanto nel metodo: Cusmano comprese che la carità doveva diventare un fatto sociale, collettivo, organizzato, capace di coinvolgere l'intera comunità" (Barone, 2004, p. 112).
Le Congregazioni religiose
Per garantire continuità alla sua Opera, il Beato fondò due Congregazioni religiose: le "Serve dei Poveri" (1880) e i "Missionari Servi dei Poveri" (1887). Ad esse affidò non solo il compito di assistere materialmente i bisognosi, ma anche quello di evangelizzare attraverso la testimonianza della carità.
Come scrisse nella Regola delle Serve dei Poveri: "Non basta sfamare il corpo, se si lascia affamato lo spirito. La nostra carità deve nutrire l'uomo intero, corpo e anima, perché solo così risponderemo alla chiamata di Cristo che si identifica con i più piccoli" (Cusmano, Regola delle Serve dei Poveri, 1883, art. 5).
Suor Vincenzina Cusmano, sua sorella e prima Superiora delle Serve dei Poveri, testimonia: "Mio fratello ci ripeteva sempre che dovevamo vedere in ogni povero il volto stesso di Cristo, e trattarlo con la stessa venerazione con cui avremmo trattato il Signore" (Testimonianza al Processo di Beatificazione, 1932).
La spiritualità eucaristica
Al centro della spiritualità cusmaniana vi era una profonda devozione eucaristica. Per Giacomo, l'Eucaristia rappresentava la fonte e il modello della vera carità cristiana: come Cristo si dona totalmente nel pane eucaristico, così il cristiano è chiamato a donarsi totalmente ai fratelli.
Nel suo Diario Spirituale annotava: "All'altare contemplo Cristo che si fa Pane per nutrire le anime; uscendo dall'altare, devo farmi pane io stesso per nutrire i corpi e le anime dei miei fratelli" (Diario Spirituale, 1875).
Il teologo Luigi Borriello commenta: "La spiritualità cusmaniana realizza una perfetta sintesi tra contemplazione e azione, tra adorazione eucaristica e servizio ai poveri. Per Cusmano, questi non sono due momenti separati, ma un unico movimento d'amore che sgorga dal costato di Cristo e si riversa sui fratelli" (Borriello, 2001, p. 89).
L'impegno sociale e la promozione umana
L'Opera del Beato Cusmano non si limitò all'assistenza immediata, ma promosse un autentico sviluppo umano integrale. Accanto alle mense e ai dormitori, sorsero scuole professionali, laboratori artigianali, asili per l'infanzia abbandonata e case di cura per anziani e malati.
Il sociologo Francesco Campanella osserva: "Cusmano anticipò la moderna concezione di welfare: non si limitò all'elemosina, ma cercò di rimuovere le cause strutturali della povertà attraverso l'educazione, la formazione professionale e la promozione della dignità umana" (Campanella, 2017, p. 154).
Particolarmente innovativa fu l'attenzione alla condizione femminile: le ragazze abbandonate o in difficoltà trovavano nelle case del "Boccone del Povero" non solo rifugio, ma anche formazione e possibilità di inserimento sociale.
Come ricorda lo storico Salvatore Vacca: "In un contesto sociale e culturale che offriva pochissime opportunità alle donne, specie se povere, Cusmano creò spazi di protezione, formazione e promozione femminile, contribuendo a un reale avanzamento della condizione delle donne nelle classi popolari siciliane" (Vacca, 2005, p. 76).
Gli ultimi anni e la morte
Consumato dall'instancabile attività e dalle penitenze, Giacomo Cusmano morì a Palermo il 14 marzo 1888, alla vigilia del suo cinquantaquattresimo compleanno. Le sue ultime parole furono: "Signore, ti raccomando i miei poveri".
Il giornale "L'Amico del Popolo" del 16 marzo 1888 riportava: "Una folla immensa accompagnò ieri alla sepoltura le spoglie mortali del Canonico Giacomo Cusmano. Ricchi e poveri, nobili e plebei, tutti piangevano uniti nel dolore per la perdita di colui che era stato universalmente chiamato 'il padre dei poveri'".
L'eredità spirituale e il messaggio per l'oggi
La santità di Giacomo Cusmano fu ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa con la beatificazione celebrata da Giovanni Paolo II il 30 ottobre 1983. Nel decreto di beatificazione si legge: "La carità di Giacomo Cusmano non fu un semplice filantropia, ma autentica manifestazione dell'amore di Cristo, radicata nella fede e animata dalla speranza" (Acta Apostolicae Sedis, 1983, p. 127).
L'eredità del Beato Cusmano continua oggi attraverso le sue Congregazioni, presenti in diversi paesi del mondo, e attraverso numerose opere sociali che si ispirano al suo carisma.
Come ha affermato Papa Francesco durante un'udienza ai membri della Famiglia Cusmaniana nel 2017: "Il Beato Giacomo Cusmano ci ricorda che non c'è vera evangelizzazione senza promozione umana, e che la carità non è un'opzione per i cristiani, ma la via maestra della testimonianza evangelica" (Francesco, Udienza alla Famiglia Cusmaniana, 12 maggio 2017).
Conclusione
La figura del Beato Giacomo Cusmano rappresenta una luminosa testimonianza di come la fede cristiana possa trasformarsi in impegno concreto per la giustizia sociale e la dignità umana. Il suo esempio ci ricorda che la santità non è fuga dal mondo, ma immersione nelle ferite dell'umanità per sanarle con il balsamo della carità.
Come scrisse il teologo Karl Rahner: "I santi non sono figure eccezionali destinate all'ammirazione, ma testimoni che ci mostrano la possibilità concreta di vivere il Vangelo nel proprio tempo e nel proprio contesto" (Rahner, 1983, p. 45).
Il Beato Giacomo Cusmano ha incarnato questa verità nella Sicilia del XIX secolo, e il suo messaggio continua a interpellare la coscienza cristiana anche nel nostro tempo, invitandoci a riconoscere nel volto dei poveri quello stesso Cristo che adoravamo nell'Eucaristia.
Bibliografia essenziale
- Borzellino, P. (1975). Giacomo Cusmano: Medico e Sacerdote. Palermo: Ed. Boccone del Povero.
- Borriello, L. (2001). Spiritualità eucaristica in Giacomo Cusmano. Roma: Editrice Vaticana.
- Campanella, F. (2017). Welfare e carità organizzata nella Sicilia dell'Ottocento. Milano: Vita e Pensiero.
- Civiletto, M. (2010). Il Beato Giacomo Cusmano e il suo tempo. Palermo: Sellerio.
- Guccione, E. (1998). Giacomo Cusmano: Precursore della dottrina sociale della Chiesa in Sicilia. Catania: Ediesse.
- Rahner, K. (1983). I Santi nella Chiesa. Brescia: Morcelliana.
- Vacca, S. (2005). Storia sociale della Sicilia postunitaria. Bari: Laterza.
- Acta Apostolicae Sedis (1983). Città del Vaticano: Tipografia Poliglotta Vaticana.
- Epistolario del Beato Giacomo Cusmano (ed. critica a cura di S. Vacca, 2000). Palermo: Centro Studi Cusmaniani.
- Diario Spirituale di Giacomo Cusmano (ed. critica a cura di M. Civiletto, 1995). Palermo: Centro Studi Cusmaniani.