Terzo pareggio consecutivo per il Napoli e altra occasione sfumata negli ultimi minuti della partita. Se contro la Roma gli azzurri furono raggiunti nei minuti di recupero stavolta i biancocelesti conquistano il punto a tre minuti dal novantesimo. Certo se alla vigilia dello scontro all’Olimpico in molti avrebbero firmato per la divisione della posta in palio, alla fine del match i rimpianti per non aver conquistato i tre punti sono tanti. Una gara delicata e difficile per gli azzurri vuoi per il valore tecnico della squadra di Baroni, vuoi per le vicissitudini che hanno colpito il Napoli. Conte si è visto decapitare improvvisamente l’intera fascia sinistra. Uno dopo l’altro sono messi KO Olivera, Spinazzola, che lo stava sostituendo egregiamente e infine Neres, se a tutto ciò poi ci aggiungiamo anche l’improvviso addio dell’esterno georgiano si può capire bene come mettere in campo una formazione capace di opporsi con efficacia alla Lazio sia diventato un enorme rebus. Il bravissimo allenatore azzurro ha dovuto fare di necessità virtù e così ha rivoluzionato l’assetto tattico della squadra schierandola sul 3-5-2 con Raspadori al fianco di Lukaku e Mazzocchi esterno d’attacco inserendo al centro della difesa il rientrante Buongiorno affiancandolo a Juan Jesus e Rrahmani. Si è visto subito un Napoli più aggressivo nella parte centrale del campo in chiara difficoltà invece quando l’azione veniva impostata sulla fascia. E’ venuta a mancare la profondità, la pericolosità nei traversoni verso l’area avversaria perché Mazzocchi non ha le qualità adatte per questo tipo di gioco e sulla destra Di Lorenzo, seppur con molta buona volontà, non aveva l’appoggio di Politano tanto più che Raspadori agiva in appoggio al belga come seconda punta. In difficoltà nei primi minuti anche il reparto arretrato perché Juan Jesus non riusciva a frenare l’impeto di Isaksen e la Lazio si rendeva subito minacciosa al 4’ costringendo Meret ad una difficile respinta. Tempo di far trascorrere alle lancette altri quattro minuti e i padroni di casa andavano in vantaggio con una sventola dal limite dell’area di Isaksen che il portiere azzurro toccava ma non fermava. Il danese si confermava bestia nera degli azzurri ma in quest’occasione i difensori azzurri, in particolare Rrahmani, non hanno brillato per tempestività impedendogli di tirare. Inizio da incubo per la squadra che però reagiva con rabbia e determinazione. Sul disimpegno un po' difettoso di Provedel si catapultava coma una furia Mc Tominay catturando a centrocampo il pallone, tocco rapido per Raspadori che dialogava in rapidità con Lukaku entrava in area e superava Provedel. Ristabilita subito la parità il Napoli diventava anche più tonico e seppure le azioni di attacco erano asfittiche diventava invece granitica la posizione sulla tre quarti e in difesa. Fino al fischio d’intervallo il taccuino non registrava nessun’ altra azione pericolosa degna di tal nome né dall’ una né dall’altra parte nonostante il brulichio dei padroni di casa. Juan Jesus, con il trascorrere dei minuti, faceva ricorso all’esperienza e davanti a Meret facevano buona guardia Rrahmani e Buongiorno aiutati da Lobotka e Mc Tominay. Da sottolineare la serata grigia di Anguissa, se il camerunense avesse giocato con la sua consueta grinta forse le manovre offensive degli azzurri sarebbero stati più efficaci, ed invece ha lasciato liberi di giocare i centrocampisti avversari sbagliando anche molti appoggi verso i compagni. Errori che hanno vanificato anche eventuali ripartenze pericolose verso Provedel. Ripresa più vivace sul fronte delle occasioni con il Napoli che andava vicino al raddoppio con una bella iniziativa di Lukaku il cui tiro veniva deviato da una gran parata dell’estremo difensore laziale. Poco dopo però Anguissa perdeva un pallone sulla tre quarti e Tavares s’involava sulla fascia faceva partire un cross che raggiungeva Isaksen libero da marcature in area, ma stavolta il danese graziava gli azzurri tirando alle stelle. Conte allora operava il cambio facendo uscire Buongiorno immettendo Politano. Ora se era nell’aria, anzi l’esterno destro azzurro era in predicato di giocare fin dal fischio d’inizio, stupiva invece l’avvicendamento con il centrale. Forse non aveva nelle gambe i 90’? Fatto sta che qualche dubbio resta ancora, già perché se l’ex granata fosse rimasto in campo forse la Lazio non avrebbe pareggiato. L’ingresso di Politano vivacizzava l’attacco azzurro e dopo appena un minuto dal suo ingresso scattava come una molla sulla destra, passaggio filtrante in area per Raspadori il cui tiro subiva un doppio rimpallo con il tocco finale di Marusic nella propria porta. Partita bell’è ribaltata nonostante tutte le difficoltà. Mancava una mezz’ora alla fine e la Lazio cercava di recuperare lo svantaggio ma ora doveva preoccuparsi di un Napoli più efficace in attacco e più attento in difesa dove giganteggiava Juan Jesus riportato al centro con Mazzocchi più efficiente a presidiare la fascia. Si entrava così negli ultimi 5’ quando Conte sostituiva l’esausto difensore sinistro con Rafa Marin mentre Baroni faceva entrare Dia e così maturava la beffa. L’ex salernitano riceveva il pallone sul vertice sinistro dell’area azzurra non veniva contrastato e faceva partire un diagonale imparabile per Meret e volavano così altri due punti che sembravano essere nel carniere. C’è da mordersi ancora le mani per l’occasione perduta ma in fondo questa ha un sapore meno acre rispetto a quelle perse contro l’Udinese e soprattutto contro la Roma.