Netto ed indiscutibile il successo conseguito dal Napoli nella prima giornata di ritorno contro il Verona nella cornice di un Maradona gremito nonostante il tempo avverso. C’era da vendicare la sconfitta subìta proprio al Bentegodi nel turno di esordio in questo campionato, ebbene vendetta è stata. Gli azzurri hanno letteralmente dominato la gara e il bottino alla fine poteva risultare anche più pingue se le conclusioni fossero state più precise. Non è stata una settimana facile per la squadra trovatasi all’improvviso al centro del ciclone Kvaratskhelia che avrebbe potuto riportare conseguenze anche sul piano psicologico ed invece Di Lorenzo e compagni hanno reagito con grande volontà e determinazione mettendo subito alle corde i gialloblù. Lobotka e soprattutto Anguissa, sistematicamente pronto a togliere respiro agli avversari strappando palloni su palloni e indirizzando poi le azioni d’attacco con tocchi pregevoli, hanno fin dalle prime battute costretto gli ospiti a difendersi con affanno. Le folate sulle fasce di Politano, recuperato dopo l’infortunio che lo ha costretto al riposo nell’ultima partita, e di Neres hanno creato notevoli grattacapi ai veneti incapaci di tenerli a freno. In particolare il brasiliano è stato letteralmente incontenibile. Al 6’ ha fornito un delizioso assist per Anguissa al centro area ma il camerunense da ottima posizione ha tirato alto, più tardi ne ha confezionato un altro per McTominay, ma anche lo scozzese non è stato felice nella conclusione insomma ogni qualvolta partiva erano brutte gatte da pelare per i difensori avversari. Sull’altro lato, come abbiamo accennato, non di meno è stato Politano ed è stato lui a servire al 5’ un perfetto passaggio per Di Lorenzo che incuneatosi nell’area avversaria ha fatto partire un gran tiro che si è stampato sul palo, il pallone è poi rimbalzato sulla schiena di Montipò ed è finito dentro. Come abbiamo visto un assedio schiacciante che non ha portato frutti più consistenti solo per difetto nelle conclusioni. Il Verona dal canto suo ha cercato di rendersi pericoloso in contropiede come al 32’ quando un cross in area rasoterra è sfuggito dalle mani di Meret, ne è nato un parapiglia sventato dallo stesso portiere azzurro. Al 37’ è stato poi Rrahmani a opporsi con un perentorio tackle su Tengstedt presentatosi in area azzurra e poco dopo è stato ancora il kosovaro ad anticipare avversario e Meret uscito un po' troppo azzardatamente sulla trequarti. Autorevole la prestazione di Rrahmani che al 49’ ha sfiorato anche la rete personale con un colpo di testa salvato sulla linea di porta, così come quella molto positiva del ritrovato Juan Jesus. Il brasiliano, sostituto di Buongiorno, ha cancellato le perplessità e i dubbi che si portava dietro dopo l’infelice stagione scorsa, dando sicurezza al reparto difensivo. Positiva anche la prova di Spinazzola schierato nel ruolo di terzino sinistro al posto del malconcio Olivera. Bravo nell’uno contro uno deve solo perfezionarsi nei servizi per i compagni. Cresce anche Lukaku che ha tenuto in apprensione la difesa veronese ma soprattutto ha dialogato efficacemente con i compagni di reparto con fraseggi deliziosi ed incisivi. Uno schema che può diventare un’arma letale in attacco per gli azzurri. E’ stata in una di queste sequenze che al 61’ è nato il raddoppio del Napoli. Anguissa è partito sulla destra ha toccato per Lukaku che prontamente gli ha restituito il pallone liberandolo per il tiro, gran botta e Montipò battuto. Triangolazioni molto rapide ed efficaci che sono state eseguite diverse volte e che vanno solo migliorate nelle conclusioni un po' troppo affrettate. In conclusione un successo che consente al Napoli di affrontare il trittico terribile Atalanta-Juventus-Roma al comando provvisorio della classifica in attesa dei recuperi dell’Inter e del calciomercato ora più che mai vivo e bollente dopo la decisione di Kvaratskhelia di andare via che ha amareggiato non poco Antonio Conte. Chi verrà? Ci sono tanti nomi che circolano com’è prassi consolidata ma fatto sta che il colpo è stato duro da digerire per tanti motivi, non ultimo quello di essere stato amato, coccolato, difeso dalla tifoseria a spada tratta, ma nel calcio di oggi ormai l’unica bandiera che veramente conta è quella del club.