Militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli e personale del Nucleo Investigativo Centrale di Roma della Polizia Penitenziaria all’esito delle indagini svolte, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli, hanno eseguito l’ordinanza applicativa di misure cautelari personali emessa dal G.I.P. del Tribunale partenopeo nei confronti di tre soggetti (due sottoposti alla custodia cautelare in carcere ed uno agli arresti domiciliari) gravemente indiziati dei reati di riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori e frode fiscale.
Il provvedimento fa seguito alla misura cautelare posta in esecuzione lo scorso 24 gennaio nei confronti di un soggetto intraneo al clan “Lo Russo” che, sebbene condannato all’ergastolo per omicidio e ininterrottamente recluso dal 2010, ha continuato a ricoprire un ruolo di vertice all’interno del sodalizio utilizzando in carcere strumenti di comunicazione clandestini ed avvalendosi della moglie e del figlio, anch’essi destinatari di misura cautelare. Per altri tre soggetti destinatari di perquisizione, tra cui il cugino del principale indagato, il G.I.P. si era riservato di pronunciarsi all’esito dell’interrogatorio di garanzia preventivo.
Questi ultimi sono stati, ora, anch’essi attinti da provvedimento restrittivo avendo contribuito alla fittizia intestazione a soggetti compiacenti di immobili e imprese riconducibili all’esponente di spicco del clan al fine di eludere l’applicazione delle disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali ed agevolare operazioni di riciclaggio, come riscontrato nel corso delle perquisizioni eseguite il 24 gennaio scorso.
Uno di questi immobili, benchè interessato da procedura di pignoramento, è stato utilizzato per concedere locazioni brevi ad uso turistico, rendendone così più difficile l’assegnazione, in fase esecutiva, all’eventuale aggiudicatario. Un altro immobile è stato oggetto di due distinti trasferimenti in favore di una donna nullatenente e di una società riconducibile agli indagati. Una società esercente la lavorazione e il commercio di pellame, parimenti intestata ad un prestanome, ha beneficiato di iniezioni di liquidità di provenienza illecita e di fatture per operazioni inesistenti emesse da società “cartiere” per un ammontare di oltre 7,5 milioni di euro. Altra impresa, esercente la vendita di calzature, è stata anch’essa intestata ad un soggetto privo di capacità contributiva per evitarne il sequestro e utilizzata in frode al fisco mediante false fatturazioni in acquisto per oltre 2 milioni di euro. Infine, due società esercenti il trasporto su gomma, intestate alle mogli degli indagati, hanno ricevuto conferimenti di denaro di illecita provenienza. Altre operazioni di riciclaggio sono state agevolate mediante l’acquisto di orologi di lusso all’estero (Dubai) con pagamenti in criptovaluta.
Su queste basi, nel mese di giugno 2024, erano già stati sottoposti a sequestro 8 immobili, 12 lotti di terreno, 5 complessi aziendali, 2 autovetture, 1 ciclomotore, 20 orologi di lusso, 90 rapporti finanziari e circa 400 mila euro in contanti per un valore complessivo di oltre 8 milioni di euro.