05 Dicembre 2025 - Aggiornato alle 10:33
CRONACA

Napoli: " Mattarella alla Pontificia Università Teologica dell’Italia Meridionale" di Giovanni Spinazzola

28 Novembre 2025 12:21 —

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico 2025/2026 della Pontificia Università Teologica dell’Italia Meridionale, a Napoli – cerimonia alla quale ha partecipato anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – l’Arcivescovo Mimmo Battaglia ha pronunciato una prolusione intensa e fortemente orientata al tema della responsabilità civile ed ecclesiale.

Tra i passaggi più significativi, Battaglia ha ricordato come «qui la parola legalità è stata per anni un tabù, una parola da convegno, da striscione, da corteo scolastico. Nel frattempo, le organizzazioni criminali si sedevano ai tavoli buoni, firmavano contratti, erogavano “servizi”, distribuivano lavoro, regole, perfino una forma di welfare parallelo. Hanno imparato a travestirsi da sistema, da normalità. Non più solo pistole, ma penne. Non più solo minacce, ma sorrisi», denunciando la metamorfosi delle mafie e la loro infiltrazione nel tessuto sociale.

Il presule ha poi ribadito il ruolo irrinunciabile della Chiesa: “Una Chiesa neutrale è una Chiesa infedele al proprio Dio», ha affermato con decisione, aggiungendo che «Una Chiesa che tace di fronte alla corruzione, alla violenza, alla discriminazione, alla tortura, alle guerre spacciate per ‘operazioni speciali’, alle frontiere che diventano trappole mortali, non è prudente: è complice”. Un richiamo duro, rivolto non solo alle comunità ecclesiali, ma a ogni istituzione tentata dalla comodità dell’indifferenza.

Nel lungo discorso, Battaglia ha spiegato che il titolo scelto per l’anno accademico, «Legalità, solidarietà: giustizia», non è uno slogan ma un vero e proprio “interruttore”: tre parole che, legate tra loro dalla virgola e dai due punti, costituiscono una traiettoria etica.

Il vescovo ha accostato la legalità alla “grammatica minima del vivere insieme”, ricordando che non basta il mero rispetto delle norme per essere giusti: ci si può attenere alla legge e, tuttavia, tradire la dignità umana. Allo stesso modo ha richiamato il valore autentico della solidarietà, non riducibile a gesto occasionale o a operazione di immagine, ma principio strutturale che interpella politica, economia, cultura. Infine, ha collocato tutto nell’orizzonte della giustizia, descritta come la capacità di uno Stato e di una comunità di scegliere chi conta e chi viene escluso, chi può parlare e chi è costretto al silenzio.

Battaglia ha più volte insistito sulla necessità che la teologia non si limiti a osservare la storia, ma la attraversi: che non rimanga “sul marciapiede”, bensì “scenda in strada”, là dove si giocano le vere fratture sociali.

Il presule ha invitato docenti e studenti a trasformare la teologia in un luogo capace di dare voce alle ferite del mondo, evitando una conoscenza neutra e disincarnata. Ha esortato i primi a non addomesticare la dottrina sociale della Chiesa e i secondi a non essere spettatori, ma protagonisti, portando nella formazione le storie reali incontrate sul proprio cammino.

La prolusione si è chiusa con un appello a vivere le tre parole guida non solo come tema accademico, ma come stile quotidiano: perché “legalità, solidarietà: giustizia” diventino lingua madre delle comunità e delle istituzioni ecclesiali.

All’arrivo all’Ateneo, Mattarella – accompagnato dalla figlia Laura – si è intrattenuto in un breve colloquio con il presidente uscente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Numerose le autorità presenti, tra cui il sindaco di Napoli e presidente dell’ANCI, Gaetano Manfredi. Il Presidente ha raggiunto Napoli in treno e successivamente si è trasferito a Villa Rosebery.

Nel suo intervento di saluto, il Presidente della Repubblica riprende i temi principali della lectio magistralis del cardinale Domenico Battaglia, soffermandosi sul dovere morale di non restare indifferenti. Mattarella richiama con forza il senso della responsabilità civile:

“Non possiamo sentirci neutrali. Non è ammesso, di fronte all'illegalità, essere neutrali. Non ci è concesso, di fronte all'ingiustizia, alle disuguaglianze, alla povertà, di essere indifferenti. Non ci è permesso, di fronte alla violenza, alla prepotenza, di essere equidistanti. Ce lo chiede anche la religione civile della nostra Costituzione, quella dei diritti universali dell'uomo”.

Il Capo dello Stato si sofferma poi sul dramma dell’immigrazione, collegandosi a una riflessione proposta da Battaglia:

“Sua Eminenza, tante altre considerazioni meriterebbero di essere riprese per riflettere. Mi limito a porre insieme due diversi spunti che ci ha proposto. La teologia è chiamata a una memoria ostinata delle vittime. Ha aggiunto ‘che talvolta è un’uccisa la speranza’.”

Da questo pensiero, Mattarella passa a un ricordo personale particolarmente significativo. Racconta di un disegno che conserva nella sua abitazione al Quirinale, spesso citato durante i colloqui con altri capi di Stato sul tema delle migrazioni: vi compare, sul fondo del mare, un ragazzino con una pagella stretta in mano. L’immagine è ispirata a un fatto realmente accaduto.

Mattarella ripercorre così quel tragico episodio: dieci anni prima, un peschereccio con “centinaia, di molte centinaia di migranti” – forse un migliaio – affondò vicino alle coste italiane. Tutti morirono annegati. L’Italia recuperò il relitto e i medici esaminarono oltre 500 corpi, tentando di restituire un nome alle vittime.

Tra loro, una dottoressa trovò nella giacca di un ragazzo del Mali, quattordicenne, non un documento ma una pagella, segno del desiderio di dimostrare il proprio valore e di arrivare in Europa per studiare.

Mattarella confida: guarda spesso quella fotografia e ogni volta si chiede chi sarebbe diventato quel ragazzo e cosa si sia perduto con la sua morte e quella di tanti altri. Conclude:

“Ecco, fa riflettere e credo che sia più efficace questo disegno di tante di tante altre considerazioni.” Il Presidente richiama poi un nuovo passaggio della lectio del cardinale Battaglia relativo alla solidarietà:

“La solidarietà, ha sottolineato, non si risolve nella facile conoscenza. Solidarietà, infatti, è dono di sé, non soltanto di quanto si ha e dono di condivisione e di impegno e di partecipazione. E quindi iniziative anche utili, talvolta anche molto utili, perdono valore se presumono di trasformarsi in alibi.”

Queste parole gli richiamano alla mente un episodio raccontato da Papa Francesco in un breve scritto di quando era arcivescovo di Buenos Aires. È la storia di una donna che elencava i propri comportamenti meritori; l’allora arcivescovo le rispose:
“Sì, va bene. Ma tu al tuo marito, lo farai pagare correttamente secondo quello che è giusto?”

Da qui Mattarella allarga il discorso, ricordando l’insegnamento dei pontefici Giovanni XXIII e Paolo VI, che hanno denunciato le ingiustizie del loro tempo, così come quelle di oggi, più sottili e insidiose. Riprendendo ancora Battaglia, sottolinea l’efficacia delle sue parole nel descrivere una falsa morale sociale fondata sull’idea assolutoria che “è sempre avvenuto così”.

Il Presidente contesta apertamente questa visione: non è vero che tutto sia sempre stato immutabile. Nelle comunità, spiega, sono sempre esistiti comportamenti corretti e autenticamente solidali accanto a comportamenti fraudolenti. E conclude ribadendo la sua fiducia nella parte migliore della società: è convinto che i gesti onesti e generosi siano “di gran lunga i più numerosi”.

28 Novembre 2025 12:21 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre 2025 12:21
Commenti (0)


Per commentare questa notizia accedi all'applicazione o registrati se non hai ancora un account
Questo sito utilizza cookie tecnici per offrirti una migliore esperienza di navigazione sul sito.
Navigando su questo sito accetti l'utilizzo dei cookie.

Chiudi