Cresce nei napoletani la consapevolezza dell’importanza della prevenzione, ma non sempre questo si traduce in azioni concrete: è quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio Sanità condotto da Nomisma per UniSalute, in cui si evidenzia come soltanto la metà svolga controlli e visite di prevenzione, nonostante la grande maggioranza dichiari di ritenere importante monitorare regolarmente il proprio stato di salute.
L’indagine ha rilevato infatti come tra gli intervistati ben l’80% ritenga “molto” o addirittura “estremamente” importante fare controlli di prevenzione, ma appena il 50% dichiari di effettuarli con regolarità. Il 27% del campione preferisce aspettare il manifestarsi di piccoli disturbi prima di fare visite, mentre il 20% le evita fino a quando non comincia a soffrire di una malattia vera e propria.
Di conseguenza una fetta rilevante della popolazione del capoluogo campano tende a trascurare controlli cruciali per la propria salute: se il 18% dei napoletani dice di non effettuare le analisi del sangue da oltre 3 anni, circa uno su sei (16%) non ha addirittura mai fatto un esame cardiologico o un elettrocardiogramma, e il 46% non ha mai svolto una visita dermatologica per i nei.
Anche sul fronte della salute femminile, l’Osservatorio UniSalute continua a registrare dei dati preoccupanti: a Napoli una donna su tre (32%) non va dal ginecologo da almeno 3 anni, e da altrettanto tempo il 43% non effettua un Pap test. Quasi un terzo delle donne intervistate (29%), inoltre, non si è mai sottoposta a un’ecografia al seno, nonostante sia un esame di prevenzione fortemente consigliato già in giovane età.
Cosa frena allora i napoletani dal fare prevenzione? In parte, come detto, resta una questione di educazione e consapevolezza: tra chi non ha svolto esami di prevenzione nell’ultimo anno, uno su quattro (25%) dichiara di non averlo fatto perché non riscontrava alcun sintomo. Ma permangono come fattori disincentivanti anche i lunghi tempi di attesa (54%) e soprattutto i costi delle prestazioni (89%), che rendono meno accessibili le visite.
Chi invece ha effettuato recentemente controlli dice di averlo fatto in primis perché suggerito dal medico di base (32%) o per iniziativa personale (29%). In quasi la metà dei casi le persone si sono rivolte al servizio pubblico (43%), mentre il 53% ha scelto strutture private, spesso (38%) in convenzione con il SSN.
L'Indagine CAWI è stata condotta dall’istituto di ricerca Nomisma ad aprile 2025 su di un campione di 1.200 italiani con età compresa tra 18 e 70 anni, stratificato per età, sesso ed area geografica, con sovracampionamento nelle province di Milano, Torino, Padova, Bologna e Napoli.