La classica partita a reti inviolate, con rare emozioni e poco gioco, soprattutto nel primo tempo quando i giocatori del Como si sono prodotti in una stucchevole perdita di tempo. In pratica si è giocato più o meno la metà dei quarantacinque minuti, recuperati solo in minima parte con 4’ a causa di un infortunio patito dal difensore centrale del Como costretto ad uscire dal campo. E’ stata però l’unica seria interruzione di gioco perché i lariani, ogni volta che il Napoli costruiva un’azione d’attacco, puntualmente si lasciavano cadere in area senza subire conseguenze fisiche lasciando però trascorrere il tempo. Fabregas ha costruito questa partita chiedendo ai suoi giocatori raddoppi di marcatura asfissianti tali da impedire a Di Lorenzo e compagni di costruire con lucidità i propri schemi, tattica riuscita. Non sappiamo però se ha ordinato ai suoi di entrare duro sulle gambe degli azzurri senza se e senza ma. Politano, McTominay, Gilmour, Anguissa, sono stati i più “ricercati” e qui bisogna anche dire che l’arbitro è stato molto benevolo nei loro confronti alzando il cartellino giallo solo due volte. Una partita che quindi si era già incanalata sui binari della spigolosità e solo qualche episodio avrebbe potuto cambiarne il volto, ed infatti al 23’ eccola materializzarsi. Il Como, nell’unica occasione di tutta la partita, riusciva a lanciare Morata verso la difesa spalancata del Napoli, complice anche un errore nel posizionamento di Di Lorenzo nel tentativo di metterlo in fuorigioco. L’attaccante spagnolo filava verso Milinkovic-Savic che usciva alla disperata sui suoi pedi atterrandolo. Rigore confermato anche dalla visione del Var ma, come accaduto anche contro il Lecce, Milinkovic-Savic neutralizzava il tiro di Morata. Pericolo scampato. Trascorrono solo quattro minuti e dopo un contrasto a centrocampo Gilmour si accasciava a terra preda di un infortunio muscolare, l’ennesimo. Occorre dire che alla vigilia di questa gara Antonio Conte aveva tirato un bel sospiro di sollievo avendo recuperato Hojlund, Rrahmani e Lobotka. I primi due spediti in campo fin dal primo minuto, lo slovacco invece se l’è tenuto in panchina. Quando le streghe si sono nuovamente materializzate sotto forma dell’infortunio allo scozzese il tecnico azzurro ha immediatamente chiesto a Lobotka se volesse entrare in campo ricavandone però una risposta dubbiosa sicchè giocoforza ha dovuto ripiegare su Elmas. Il jolly macedone, lo sappiamo, non ha i piedi di Lobotka, né di Gilmour né tantomeno di De Bruyne, e certamente non poteva issarsi sulle sue spalle l’onere di impostazione della manovra di attacco del Napoli, e qui sta l’altra chiave di lettura di questa partita. Elmas ha disputato una buona gara intercettando in più di un occasione i tentativi di ripartenza dei lariani, ha tentato la rete nei minuti finali del primo tempo con un gran tiro dal limite dell’area impegnando Butez in una parata a terra ed ha costruito insieme ad Anguissa una rete di protezione che ha impedito alla squadra di Fabregas di imbastire efficacemente le proprie trame d’attacco, il resto lo ha fatto una difesa tornata di nuovo ermetica con il rientro molto positivo di Rrahmani al fianco di Buongiorno. Ovviamente però è mancato totalmente l’organizzazione del gioco offensivo. Hanno cercato di porre rimedio Neres, unica spina nel fianco nella difesa avversaria e a sprazzi Politano e Spinazzola. Forse se si fosse insistito a giocare di più sulla fascia sinistra probabilmente si sarebbero potuto creare più occasioni ma con i se e i ma non si va da nessuna parte. Tra le altre cose c’è da sottolineare come l’ex romanista ha iniziato la partita con la sua consueta veemenza ma poi anche lui ha accusato dolori muscolari tanto da essere sostituito nell’intervallo da Gutierrez con la speranza che possa riprendersi subito. Evidentemente “l’epidemia” di infortuni che sta flagellando la squadra fin dall’inizio della stagione non accenna a sparire definitivamente. Ne sono stati recuperati tre ma da stasera sono nuovamente in due ad essere sotto osservazione. Tornando alla partita è chiaro che in una situazione ibrida come quella verificatasi dalla metà del primo tempo in poi ne ha risentito notevolmente l’attacco. Hojlund si è sbracciato, ha lottato, ma non essendo ancora nello stato ottimale è stato sovrastato dal suo marcatore, è altrettanto vero però che gli sono mancati preziosi suggerimenti sia nel fraseggio al limite dell’area che sul lancio lungo. In queste condizioni il Napoli è riuscito a rendersi pericoloso al 23’ con McTominay, che dal limite dell’area comasca ha costretto il portiere ad un gran volo per deviare in angolo il pallone, ancora con lo scozzese al 54’ con un tiro che ha accarezzato il palo della porta di Butez e al 57’ con Politano che ha nuovamente impegnato seriamente il portiere lariano rifugiatosi in angolo. Poche emozioni, dunque, e un risultato che in fondo lascia l’amaro in bocca.
