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ATALANTA-NAPOLI: Gli azzurri di Ancelotti sfoderano la cazzimma delle grandi squadre

03 Dicembre 2018 23:42 —

È nato a Tychy, nel 1994, ha 24 anni, alto 186 cm e di professione è bomber, seppur nella versione più moderna del termine. Non stiamo giocando a “Indovina chi” ma è solo l’identikit del calciatore che ha tolto le castagne dal fuoco al Napoli, colui che ha regalato agli azzurri i tre punti con un gol da applausi a scena aperta, roba da spellarsi le mani che se l’avesse realizzato Cristiano Ronaldo ci sarebbero stati speciali per almeno un mese. Invece non è il portoghese bensì Arkadiusz Milik, maltrattato come solo Calimero per un periodo di appannamento, relegato a ruolo di bidone fin troppo presto, alla sua prima, vera stagione in maglia azzurra, considerati i due crociati saltati negli ultimi due anni (l’interessato è autorizzato a toccare ferro o eseguire qualunque rito ritenga più opportuno). Il polacco, in piena area, ha eseguito un controllo volante su assist di Mario Rui e poi scaraventato con violenza un sinistro alle spalle di Berisha quasi a bucare la porta, a scaricare la rabbia accumulata per le ultime panchine consecutive. Il prezioso assist, come detto, è stato realizzato da Mario Rui, stasera per distacco il migliore in campo. Il nazionale lusitano è stato impeccabile in difesa, con almeno quattro diagonali decisive ed in attacco si è rivelato addirittura più prezioso, a coronamento di una gara con i fiocchi; ha, però, funzionato tutto l’asse di sinistra della squadra, con un Fabian Ruiz sempre più autorevole sulla corsia mancina. Lo spagnolo è ormai integrato perfettamente e le sue prestazioni crescono di gara in gara; il gol ad aprire le marcature è arrivato su invito magnifico di Insigne ma l’ex Betis è stato bravissimo nel leggere l’azione ed a buttarsi in area per ricevere la sfera e depositarla in rete. Già, Lorenzo. Assist a parte, il 24 di Frattamaggiore ha mostrato ancora una volta di avere le polveri bagnate; tre occasioni sprecate e la solita mancanza di cinismo che ha permesso all’Atalanta prima di restare in vita, poi di centrare il pareggio. Il Napoli ci stava rimettendo altri due punti, ed è un punto su cui la squadra deve migliorare. Mertens non ha mostrato il suo lato migliore, ma la squadra non può continuare a fare beneficenza all’infinito. Aggressività e cattiveria sono doti fondamentali, insite nella pantera disegnata sulle maglie azzurre ma solo in quella; manca, infatti, la classica “cazzimma” negli uomini di Ancelotti che deve e può regalare quel quid in più. Ci sarà da modificare quest’aspetto e soprattutto difendere senza rischiare, come accaduto nella prima parte della ripresa, con la squadra che si è abbassata troppo fino ad incassare l’evitabile pareggio che stava per compromettere tutto. “Non si può sempre esibire calcio champagne” ha affermato Ancelotti nel post gara, ma la squadra deve saper soffrire decisamente meglio. Espugnata Bergamo, è ora tempo di pensare al Frosinone, in arrivo a Fuorigrotta nel sabato dell’Immacolata. L’intercessione non dovrebbe servire per avere la meglio sulla squadra di Moreno Longo, però il ricordo del Chievo è ancora fresco. Ecco, ci auguriamo che Hamsik e compagni abbiano fatto tesoro di quanto accaduto domenica scorsa e si regolino di conseguenza.

Giovanni Spinazzola

03 Dicembre 2018 23:42 - Ultimo aggiornamento: 03 Dicembre 2018 23:42
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