“La situazione del carcere di Avellino - tra quelli peggiori campani e in generale del Paese – è da tempo ingestibile come riprova la rissa tra detenuti, di cui uno è stato gravemente ferito con un coltello, che si aggiunge all’episodio del 24 gennaio scorso quando un detenuto è stato raggiunto da tre coltellate all’addome, alla coscia e alle braccia e in precedenza un detenuto di origine magrebina è stato selvaggiamente picchiato da altri detenuti”. Lo afferma il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria Aldo Di Giacomo per il quale “lo Stato ha perso il controllo del carcere. Non si sottovaluti che quando i detenuti dichiarano di essersi provocato ferite da soli lo fanno per non denunciare aggressioni da parte di altri detenuti e quindi non vengono fuori altri casi come quelli già accertati. Questo avviene – continua – perché non si conosce cosa accade realmente in questo come in tutti gli altri penitenziari del Paese. Il carcere irpino va dunque attenzionato sia per il sovraffollamento che per la carenza di personale. E a proposito del personale penitenziario in servizio, da giorni ascoltiamo in ambienti del Ministero e dell’Amministrazione Penitenziaria dare i “numeri a lotto” nel senso che viceministro, sottosegretari e Dap parlano di assunzioni e di incremento di organico. I numeri ufficiali dicono esattamente il contrario: la Polizia penitenziaria è sempre a ranghi più ridotti a dispetto delle dotazioni organiche stabilite e del reale fabbisogno, quantificato dallo stesso DAP in oltre 54mila unità, perché le assunzioni non coprono nemmeno pre- pensionamenti e pensionamenti. Purtroppo Avellino è solo uno dei casi emblematici dell’acuirsi dell’emergenza del sistema penitenziario. Tra le criticità resta alta quella delle aggressioni e delle violenze contro il personale penitenziario. Partiamo dai dati del 2023: oltre 200 sono state le aggressioni dei detenuti di istituti campani contro appartenenti al Corpo con una media di 5 al giorno; di queste un terzo hanno prodotto prognosi di oltre 8 giorni ma in una trentina di casi sono state superiori ai 20 giorni. L’emergenza ha superato il punto limite. Chi rappresenta il Governo per la gestione del personale penitenziario abbia l’onestà morale di ammettere il fallimento e si faccia da parte”.