«Se il virus si trasmettesse da uomo a uomo oggi saremmo in una situazione molto grave ed è molto grave che dopo il Covid non si siano potenziati i Dipartimenti di prevenzione.
Il virus West Nile non porta ad un rischio pandemico, certo, ma non è possibile farsi trovare impreparati. Attuare dei programmi di prevenzione ed essere in condizione di intercettare questi rischi prima che si presentino è un dovere al quale non possiamo sottrarci».
Lo dicono Andrea Simonetti e Maria Triassi, rispettivamente presidente e vicepresidente della sezione campana della Società Italiana di Igiene Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI).
Per Simonetti e Triassi il virus West Nile, la cui diffusione sta causando decessi tra la Campania e il Lazio, rende insomma necessaria una seria riflessione su un problema del depotenziamento progressivo dei Dipartimenti di prevenzione delle ASL.
Questi Dipartimenti, essenziali per la sorveglianza epidemiologica, la prevenzione e la gestione delle malattie infettive e vettoriali, hanno subito negli ultimi anni una riduzione drastica delle risorse, sia umane che economiche.
Un fatto grave, che oggi dimostra tutte le sue conseguenze proprio con il virus West Nile.
La minore capacità operativa di questi dipartimenti, infatti, limita fortemente attività cruciali come il monitoraggio sistematico della diffusione dei vettori (zanzare), gli interventi tempestivi di disinfestazione, il controllo e il campionamento degli animali sentinella (come gli uccelli selvatici), oltre che la tempestività nella comunicazione alla cittadinanza sulle precauzioni da adottare.
«Il depotenziamento dei Dipartimenti di prevenzione è una scelta miope che rischiamo di pagare caro in termini di salute pubblica», proseguono Simonetti e Triassi:
«Le attività dei Dipartimenti non si limitano alla gestione dell’emergenza sanitaria, ma riguardano soprattutto la prevenzione primaria attraverso un’attività continua sul territorio, la formazione degli operatori sanitari, e la sorveglianza epidemiologica, che rappresentano le vere armi per evitare che situazioni come quella attuale diventino emergenze incontrollabili».
Ripristinare risorse e personale qualificato nei dipartimenti di prevenzione, concludono Simonetti e Triassi, «è una priorità assoluta che non può più essere rinviata: ne va della sicurezza sanitaria di tutti».

