“L’evasione di due detenuti da Poggioreale-Napoli (uno è stato catturato), una fuga alla Prison break, come è stata battezzata dai media dal titolo della celebre serie televisiva americana, con i due detenuti che avrebbero praticato un buco nella parete della cella, calandosi poi con una corda di lenzuola per poi scavalcare il muro di cinta dell’istituto, è l’esempio più eloquente di come è ridotto oggi il sistema penitenziario italiano. Una situazione da set cinematografico che non ha precedenti nella storia delle carceri del Paese”.
Così Aldo Di Giacomo Segretario SPP, che aggiunge: “dopo l’evasione pochi giorni fa a Bolzano, la fuga da Poggioreale, la seconda dopo quella del 2019, scoperchia ogni “altarino” di normalità che il Ministro Nordio e il sottosegretario Delmastro (con delega alle carceri) continuano ad accreditare presso l’opinione pubblica. Ormai tutto è normale: 55 suicidi (persino il numero esatto diventa un problema), 2400 agenti aggrediti e costretti a ricorrere alle cure di sanitari, evasioni e tentativi di evasioni in aumento del 120%, rivolte e cosiddette minirivolte in aumento del 200%, recupero di sostanze stupefacenti a più 150% e di telefonini a più 180%.
In un Paese civile – continua Di Giacomo – si chiederebbero le dimissioni di chi ha responsabilità politico-istituzionali a cominciare da Delmastro che continua a girare le carceri italiane (oggi in Calabria) per ripetere la stessa litania che tutto va bene e che il Governo ha fatto tutto il possibile tra cui nuove assunzioni senza dire la verità sugli organici della polizia penitenziaria rimasti identici e sul sovraffollamento, in media del 130%. Per tutto questo è apparso semplicemente stucchevole – afferma il segretario della polizia penitenziaria - il dibattito ferragostano tra “buonisti” che in verità in pochi hanno visitato le carceri e “duri” schierati contro ogni ipotesi di provvedimenti alternativi alla detenzione e comunque per ridurre il sovraffollamento causa principale di questa situazione. Ma è ancora più grave l’atteggiamento di chi dentro e fuori il Governo volge la faccia dall’altra parte e continua a dire che tutto va bene.
E per queste ragioni, nessun passo indietro da parte del sindacato polizia penitenziaria che rilancia la mobilitazione sindacale del personale penitenziario con modalità più dure del passato chiedendo che questa volta la solidarietà che ci è stata espressa da più parti si traduca in azioni e sostegni concrete. Ci sono ragioni più che valide che – sottolinea Di Giacomo – hanno determinato la decisione del Sindacato Polizia Penitenziaria di passare quanto prima ad una mobilitazione più ampia ed intensa”.

