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CRONACA

Napoli: L’indipendenza che non paga. Le utopie e le illusioni dell’editoria italiana (e campana) fra sogno e realtà

27 Ottobre 2025 20:59 —

Aprire una casa editrice in Italia è un po’ come decidere di scalare il Vesuvio con un paio di ciabatte di gomma: entusiasmo, coraggio, sogni alti… e poi fango, cenere e bilanci in rosso. Case editrici nate per amore dei libri e morte di realtà; autori che pubblicano come astronauti e atterrano in un deserto di scaffali vuoti; lettori che sembrano fantasmi. Eppure il mito del “piccolo è bello” resiste, declamato come inno nazionale. Peccato che in editoria piccolo spesso significhi invisibile.

A Napoli e in Campania, questa invisibilità ha un fascino tragico: vicoli pieni di librerie che resistono, autori che autopresentano i loro libri davanti a tre amici e un caffè, editori che spendono sudore e soldi per libri che nessuno leggerà mai. E nel resto d'Italia la situazione non è diversa. 

Il cimitero nazionale delle utopie

Infatti, l’Italia è disseminata di scheletri editoriali: ISBN Edizioni, Galaad, Alet, Omero, Nutrimenti, Del Vecchio, Voland… tutti caduti nella stessa trappola: libri splendidi, distribuzione inesistente, conti in rosso. Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte al Salento, ogni nuovo marchio è un piccolo miracolo di entusiasmo che rischia di spegnersi presto, travolto dai numeri.

In vent’anni, centinaia di editori indipendenti hanno chiuso i battenti, sommersi da bollette, tasse e copie invendute. Ogni fallimento è una storia simile: passione infinita, sogni grandiosi, realtà spietata. E non c'è da brindare. 

Napoli e la Campania: un ecosistema tra gloria e disastro

A Napoli e in Campania, il fenomeno assume una dimensione epica. La città conserva tradizioni editoriali gloriose e fragili: Tullio Pironti, editore leggendario, ha lasciato un vuoto enorme; Colonnese, custode di un patrimonio culturale e cartaceo, resiste come una quercia tra traffico e burocrazia.

Intorno, una miriade di piccole sigle — Homo ScrivensAd est dell’equatoreMarotta & CafieroGuidaIntra MoeniaJouvence — lottano ogni giorno contro Excel, fatture, Amazon e l’indifferenza del pubblico.

E mentre l’Italia conta centinaia di fallimenti, Napoli aggiunge colore, ironia e disperazione: ogni libreria che chiude non è solo un danno economico, è un lutto civile, un quartiere che perde voce, tempo e memoria.

Il manifesto dell’inutilità coerente

Ma allarghiamo lo sguardo al resto del Paese. Ad esempio, c’è Pop Edizioni, ne prendiamo una a caso fra le semisconosciute o totalmente sconosciute, fondata nel 2019 con le migliori intenzioni del mondo. Linea editoriale difficilmente comprensibile. Dichiarata coerenza, qualità, rispetto per gli autori. Il problema? La realtà economica. Pop è viva, forse, ma invisibile. La sua ostentata rigidità etica e il rifiuto di presunti compromessi commerciali l’hanno trasformata in un esempio perfetto di utopia editoriale che non paga.

I libri pubblicati non li trova quasi nessuno, provateci voi stessi!, gli autori sono lasciati soli, e gli scaffali restano vuoti come se la cultura fosse un hobby da ammirare a distanza. La libertà editoriale totale diventa così una forma di prigionia: la coerenza nobilita, certo, ma affama. In altre parole: è come un faro perfetto nel mezzo di una foresta oscura senza sentieri: luminoso, coerente, moralmente impeccabile… e totalmente irrilevante.

Numeri che schiacciano

I dati nazionali non lasciano scampo: nel 2024 il mercato dei libri di varia ha perso l’1,5% in valore e il 2,3% in copie vendute, pari a 2,4 milioni di volumi in meno e 23 milioni di euro evaporati. Solo il 4% dei titoli supera le 2.000 copie vendute; il 30% non vende nemmeno una copia. I grandi gruppi si spartiscono il 76% del mercato, mentre migliaia di microeditori si dividono briciole, illusioni e sogni di carta stagnola.

Al Sud, la situazione è ancora più drammatica: densità di librerie inferiore del 30% rispetto al Nord, chiusure continue, lettori che leggono meno di quanto si lamentano su Facebook. Napoli, Salerno, Benevento: ogni libreria che chiude è un lutto civile, senza fiori né applausi.

Gli scrittori: invisibili e poveri

Il 65% degli autori italiani non riceve compensi o guadagna meno di 500 euro l’anno. In Campania la percentuale è ancora più impietosa. Scrivere un libro oggi significa spesso autopromuoversi, fare presentazioni in librerie semi-deserte e sperare che qualcuno compri. Gli autori emergenti sono sedotti dal mito dell’editoria “etica” e “indipendente”, ma scoprono presto che libertà significa: “Tu lavori gratis, noi non promuoviamo, buona fortuna”. 

Il mito del “piccolo è bello”

Il mito del “piccolo è bello” in Italia funziona come un prete che predica la povertà ma vive in canonica con il wifi più veloce del quartiere: bellissimo nella teoria, quasi inutile nella pratica. In editoria, piccolo significa spesso invisibile. I microeditori parlano a scrittori che leggono altri scrittori: un circolo autoreferenziale che non raggiunge mai il pubblico vero. Napoli lo sa bene: pubblicare un libro oggi equivale a parlare da un balcone nel centro storico e sperare che qualcuno al quinto piano senta.

Conclusione: la purezza che non paga

L’Italia resta un paese di utopie editoriali: passione infinita, bilanci in rosso, sogni infranti. Napoli e la Campania aggiungono colore, ironia, disperazione e resistenza.
Pop Edizioni dimostra che anche la coerenza estrema può essere un difetto: vivere senza presunti compromessi è nobile, ma non fa vendere libri né creare lettori. Un fallimento.

Ecco il paradosso: più si parla di cultura, meno la si paga; più si è liberi, più si è invisibili; più si sogna, più si resta soli. Ma qualcuno continua a provarci. Con scaffali vuoti, selfie con le copertine, lettori assenti. La vera indipendenza, oggi, non è pubblicare come si vuole. È riuscire a farsi leggere. Anche quando tutto sembra inutile. 

Fonti
ANSA Cultura – “Il mercato dei libri di varia chiude in flessione nel 2024” (31 gennaio 2025)
AIE – “Gli autori invisibili dell’editoria italiana” (2024)
Scomodo.org – “La crisi del mercato editoriale: numeri, cause e squilibri strutturali” (2024)
ANSA – “Meno lettori e spaccatura Nord-Sud in Italia” (5 dicembre 2024)
Il Mattino – “Editoria campana tra sogno e resistenza” (12 febbraio 2025)
Fanpage.it – “Scampia capitale del libro: la sfida di Marotta & Cafiero” (2024)
La Voce dei Giornalisti – “Studio Nomisma: il 30% dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia” (2023)

27 Ottobre 2025 20:59 - Ultimo aggiornamento: 27 Ottobre 2025 20:59
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